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Siamo arrivati al ter, ma c'è chi suppone che arriveremo anche al quater e forse anche al quinquies. Il Ruby-gate ormai conterà decine di processi che in un modo o nell'altro vedranno sempre un solo protagonista: Silvio Berlusconi.
“E io pago”, direbbe Totò. Si perché tutti questi processi utili o inutili che siano, finiranno per rimpinguare il già salato conto dei cittadini. Quelli che pagano le tasse s'intende.
Cosi in ogni caso la nostra “italietta” ne uscirà con le ossa rotte. Sia se dovesse risultare che un ex ministro degli esteri, un funzionario di polizia, tre parlamentari, tra i quali due legali di rango, una giornalista sono dei corrotti e si sono prestati a fornire falsa testimonianza, e sia se invece tutto dovesse finire in una bolla di sapone. Avremo comunque sprecato ancora preziose risorse che potremo impiegare in questioni molto più fruttuose per la nostra economia cosi tanto depressa.
La ex “olgettina” Francesca Cipriani, intervistata dal corriere della Sera, dice che ribadirà nei prossimi procedimenti ciò che ha già detto, ritenendo pertanto lei stessa senza senso il nuovo processo. Inoltre vorrei poter capire il modus operandi che permette di condannare una persona nonostante le testimonianze siano a suo favore. Posto infatti che prove non ve ne sono e che i “corpi del reato” ormai hanno, se c'è ne sono state cancellato ogni traccia, le prove testimoniali erano l'unica fonte probatoria per il processo appena concluso. Ed in un processo che si rispetti non mi pare sia sinonimo di giustizia, almeno per quella con la G maiuscola, non rispettare ciò che i testimoni sostengono.
Per carità lungi da me dal giudicare l'operato dei giudici senza nemmeno conoscere le carte processuali, ma immaginando di chiacchierare al bar, aggiungerei che se la vittima dice di non essere tale, la domanda sorge spontanea: che senso ha anche un solo processo, figurarsi un secondo e poi un terzo? Inoltre i 44 indagati non sono tutte “olgettine” coperte di regali dal berlusca o strimpellatori della corte di Arcore, ma anche persone che hanno una posizione sociale di rilievo per le quali risulta difficile, anche per i più accaniti fans “Boccassiniani”, credere che veramente si siano prestati a testimoniare il falso, rischiando le loro carriere, per difendere un sospetto pedofilo.
Tutto ciò ci riporta alla memoria della storia: l'Inghilterra del 600 travagliata da più rivoluzioni proprio per combattere gli arresti arbitrari del Re: la stessa Magna Charta Inglese del 1215 deriva da una rivolta dei Baroni che protestavano tra le altre cose per tale motivazione. Iosif Vissarionovi Džugašvili invece, un baffone giorgiano meglio noto come Stalin, utilizzava il potere giudiziario per eliminare fisicamente gli avversari, tra questi anche i suoi stessi compagni di partito.
Il timore è che sia rimasto qualche refuso tra i discepoli del dittatore sovietico, i quali forse non si rendono conto che a tirare troppo la corda si ottiene quel che definirei un boomerang. Un effetto quest’ultimo che finirà per agevolare, elettoralmente parlando, proprio l’odiato cavaliere dai mille processi. Un cavaliere della giustizia, o meglio della mala-giustizia, elevato ormai al rango di icona per quelli, che bistrattati dagli errori giudiziari, non vedono l’ora di menare le mani contro un potere delle volte purtroppo arrogante, oltreché spesso impunito per i suoi stessi errori.