CIAO GIANNI...

Ho aspettato il buio che porta la notte, prima di scrivere di te.

Ho lasciato che il cuore si infiammasse di luce per ricordare com'eri e come mi hai insegnato ad essere.

Mi hai aperto la porta di casa, accendendo le luci che hanno consentito al mio successo di brillare.

Hai sostenuto il mio umore quando traballava, nutrendomi di stima.

Mi hai dato coraggio quando le forze, facendosi flebili, mi rendevano fragile.

Mi dicevi sempre che io ero uno dei tuoi figli e come tale mi hai accolto dentro di te.

Mai un rimprovero: solo la stretta di un abbraccio che non ha allentato mai la presa. 

Per te chiunque, in quest'isola, se animato da passione per un canto, un suono, un ballo, aveva diritto di 'appartenere'.

La vita e' maestra e non certi professori...

Tu guardavi con gli occhi di chi non faceva discriminazioni, perché il cuore viene prima della presunzione e chi ha talento prima o poi lo esprime, al di la del pregiudizio di chi crede di saperne di più.

Per te gli 'altri' erano 'tutti', erano al pari di te. 

Le porte chiuse in faccia ti hanno aperto la ferita e verso quelli che ti hanno voltato le spalle non hai infierito mai: nemmeno una parola contro, perché tra il male e il bene hai scelto di stare dalla parte del bene.

Perché eri fatto così, incorreggibilmente unico. 

L'ultima volta che ti ho visto, poche settimane fa, ho capito che poteva essere l'ultima.

Mi guardavi, ma dentro quegli occhi qualcosa si era spento e forse avevi capito che piano piano una parte di te cominciava ad andare via.

Il mio pensiero più forte vola verso Elena, la donna della tua vita, il tuo solo amore.

Ero dietro di te quando le stringevi la mano, nella chiesa che ha benedetto mezzo secolo del vostro amore. 

Sorridevo di fianco, tutte le volte che lei ti amava anche nel rimprovero, se a tavola facevi finta di niente e ne approfittavi un po'. 

Uno viveva per l'altra e tu non saresti vissuto senza di lei.

Lasci un vuoto difficile da colmare. 

Domani corro da te e saremo in tanti.

La Sardegna da oggi incrina il suo canto, che si fa più sommesso, perché perde la tua ironia.

'Caro Giuliano, fra duecento anni non ci saremo più', mi ripetevi tutte le volte che ci incontravamo, e adesso che davvero non ci sei più, mi manchi già.

Grazie per avermi voluto bene, Gianni, e grazie per tutto il resto. 

Giuliano