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Una mattina come le altre, tutto procede con normalità. A Sassari per alcuni impegni da sbrigare, uno sguardo alle vetrine e poi via, sulla strada del rientro. L’aria inizia ad incupirsi, si solleva un leggero vento e le prime gocce si adagiano sul parabrezza della macchina. Man mano che si procede verso Sorso però il cielo è sempre più scuro, carico, sinistro. Arrivata allo svincolo Sorso-Sennori la pioggia è già più fitta e dopo alcune curve i primi ostacoli. Alcuni muretti a secco che chiudono le campagne ai lati della strada, a stento trattengono la quantità d’acqua che filtra insieme con la terra creando piccoli torrenti in mezzo alla carreggiata. Ma ancora non si capisce bene cosa c’è in agguato. Proseguo diminuendo in maniera significativa la velocità e iniziando a schivare qualche cumulo di paglia e sassi. Sono le 13:47 circa. Le ultime due curve ancora, superato il dosso e si apre la grande discesa del nuovo tratto della strada provinciale 25. Un muro di acqua, sembra quasi un’effetto speciale, il varco di un’altra dimensione, terrificante. Il colore dell’aria ha le sfumature insolite dell’arancio e del viola, i fulmini ben definiti e dai mille rami squarciano il cielo illuminando tutto come un flash enorme e poi il fracasso assordante. Innesto la prima e procedo lentamente azionando al massimo il tergicristalli ma non ce la fanno, la quantità d’acqua e grandine è incalcolabile. Dallo specchietto retrovisore noto che ho altre auto dietro che vanno al passo, tutti azioniamo le quattro frecce d’emergenza e ci dirigiamo verso l’entrata del paese, dove forse ad attenderci vi è la tregua. Niente affatto! Raggiunto l’ingresso di Sorso la scena che si presenta mostra un’altra realtà, più tragica.
Il paese è in piena inondazione e l’acqua ha già raggiunto un livello significativo, oltre i corduli del marciapiede e verso di noi come un’onda anomala che trabocca dal ciglio della strada e va a riversarsi nel frutteto di sotto, dove gli alberi son già coperti quasi fino alla chioma. Decidiamo tutti di accostare per cercare di capire se proseguire o meno. Il più coraggioso sorpassa e si avventura in mezzo alla piena e a metà percorso l’acqua raggiunge quasi i finestrini. E’ chiaro che ha rischiato e come in un tacito accordo iniziamo a turno la manovra di inversione senza sapere che dal senso opposto inizia ad arrivare a raffica la cascata in velocità acquisita dalla pendenza della strada, ma è comprensibile e prevedibile vista la portata della precipitazione. Allora è giunto il momento di cercare riparo, lontano dagli alberi e in un punto non troppo in piano. Per un’ora intera, un’eternità, ho assistito in diretta alla furia della natura scagliarsi contro tutto. Il rumore della grandine sulla carrozzeria dell’auto mette a tacere qualsiasi altro suono in sottofondo, il bagliore dei fulmini illumina l’abitacolo e tutto diventa pallido. I vetri iniziano ad appannarsi ma nonostante tutto, ciò che fa paura a volte affascina e vuoi vedere, osservare.
Tanti pensieri balenano nella mente, come in un film e poi cerchi di restare vigile, attento, pronto. Chissà in quale stato versa Sorso. Sono le 14:45. Sembra che stia dando tregua e con sospetto si parte. Il torrente che bloccava prima il passaggio è ora un’enorme pozza d’acqua profonda almeno 30 centimetri. Dopo averla attraversata lentamente si entra in paese e lo scenario è deprimente. Per le strade la gente è visibilmente provata in volto, da alcune abitazioni si tenta di toglier via quanta più acqua e sabbia, di svuotare le taverne allagate e ovunque Protezione Civile, Vigili del Fuoco, forze dell’ordine a sirene spianate. Passa il Jeep dei pompieri col gommone sul rimorchio. Li comprendo che la situazione è precipitata, senza controllo alcuno. Le campane del santuario di Cappuccini suonano all’impazzata. E’ allarme. Le vie sembrano cascate mentre campetti e giardini, piscine.
Muri crollati, asfalto e marciapiedi sradicati. Danni significativi alle attività commerciali, ai depositi della zona industriale e