ANDREOTTI CONTRO LA LEGGE SULLE MINORANZE LINGUISTICHE

Ora i sardi possono parlare in 'limba'

 

Ciampi firma la legge sulle minoranze linguistiche. Esultano Psd'Az e Ds: un traguardo storico «Ora la Sardegna ha finalmente la sua lingua». Con la promulgazione del Capo dello Stato la legge che tutela le minoranze linguistiche conclude il suo lungo e travagliato cammino. E solo ora, con il via libera del Quirinale, la Sardegna può tirare un sospiro di sollievo, lasciandosi alle spalle le polemiche che hanno contraddistinto questa «grande battaglia» dei sardi. «Al Capo dello Stato - dice il senatore Franco Meloni, presidente del Partito sardo d'azione - esprimo il più sincero apprezzamento per non aver dato seguito alle intempestive pressioni di autorevoli esponenti della Prima Repubblica, tendenti a far restare lettera morta l'articolo 6 della Costituzione e a mortificare il popolo sardo privando la sua lingua delle norme di tutela».Una vittoria di fine millennio che premia l'impegno di quanti nell'isola si sono battuti per oltre vent'anni per il riconoscimento e la valorizzazione della lingua e della cultura sarda. Obiettivo non facile da raggiungere: fino all'ultimo si è temuto per le sorti del provvedimento, bersaglio di una tenace opposizione fin dall'inizio dell'iter parlamentare. Tra le voci 'contro' anche quella autorevole del senatore Giulio Andreotti che, di fronte al testo di legge già approvato dal Senato Senato , non ha esitato a far mano contraria, invitando il presidente Ciampi a non promulgare la legge.

L’Unione Sarda 17.12.1999

 

 

No al bilinguismo in Sardegna

Giulio Andreotti rivolge un appello al presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, affinché non promulghi la legge per la tutela delle minoranze linguistiche approvata giovedì scorso dal Senato Senato . Secondo il senatore a vita, la norma dovrebbe essere rivista dal Parlamento perché «altrimenti creerebbe una situazione di grave disparità tra dialetti di serie a e di serie b. La legge in questione è nata, infatti, per tutelare il bilinguismo di molte popolazioni di confine che, oltre a parlare l'italiano, parlano anche il croato, il tedesco, oppure il francese. Per queste popolazioni, la nuova norma prevede alcuni «diritti», primo fra tutti quello del perfetto bilinguismo degli atti pubblici, tribunali compresi. Secondo Andreotti, la Camera la Camera , durante l' esame del disegno di legge, ha, però, esteso questo «privilegio» a lingue che non sono veri e propri idiomi, ma solo dei dialetti, friulano e sardo in particolare Andreotti, durante il dibattito al Senato, sollevò pubblicamente il problema ed espresse il suo dissenso. Lo stesso fecero molti parlamentari anche della maggioranza. Sulla questione interviene anche Saverio Vertone (Ri) , che sottoscrive in pieno l'appello a Ciampi e ricorda che, in base alla legge appena licenziata, in Friuli e in Sardegna si dovrebbero produrre «montagne di atti in dialetto, intasando così l'attività della pubblica amministrazione». Per Vertone, non si comprende inoltre per quale ragione ad altri dialetti non vengano riconosciuti gli stessi diritti. Il sì all' appello a Ciampi viene condiviso anche da molti esponenti Popolari, primi fra tutti Tino Bedin e Paolo Giaretta. Tra i cossighiani un' altra piena adesione viene da Alessandro Meluzzi. Anche Giovanni Pellegrino (Ds) è stato tra coloro che, durante il dibattito a Palazzo Madama, dissentirono dai contenuti del provvedimento e, soprattutto, dalla «discriminazione tra dialetti». Pellegrino non intende rivolgere appelli al presidente della Repubblica, ma