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Roma, 6 dic. (Adnkronos Salute) - L'Italia alza il livello di attenzione sulla malattia di origine sconosciuta che ha portato a oltre 70 decessi nella Repubblica democratica del Congo. Le Usmaf - gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera del ministero della Salute, che si occupano del controllo sanitario su passeggeri e merci - a quanto apprende l'Adnkronos Salute, sono state allertate anche se non esistono voli diretti.
Non c'è nessun allarme per l'Italia, ma le Usmaf - come accade in tempi di globalizzazione e di mobilità internazionale - hanno ricevuto la comunicazione su quanto sta accadendo in Congo e sugli eventuali sviluppi da parte delle autorità sanitarie internazionali.
La malattia di cui non si conosce l'origine che circola attualmente in Congo "preoccupa, ovviamente. E' un altro campanello d'allarme, un monito perché si faccia il necessario per essere sempre in grado di affrontare eventuali emergenze, lavorando d'anticipo per essere pronti". Lo ribadisce all'Adnkronos Salute Walter Ricciardi, docente di Igiene all'università Cattolica.
"Credo che ci siano diverse fonti di preoccupazione sul fronte epidemiologico internazionale - continua Ricciardi - poiché il contesto generale è caratterizzato da un'emergenza continua di virus e da una grande mobilità. Rispetto al passato, quando i virus non si muovevano troppo dal loro luogo di origine, perché i mezzi di trasporto erano molto lenti, oggi passano rapidamente da una parte all'altra del mondo, basta meno di un giorno. Tutto questo servirebbe a farci rafforzare le iniziative che abbiamo imparato a conoscere durante la pandemia, cioè una collaborazione a livello globale tra scienziati e tra Governi per cercare innanzitutto di sorvegliare, monitorare ed essere immediatamente pronti nel caso di un'emergenza. Non lo sappiamo cosa accadrà, difficile prevederlo ora. L'unica cosa che possiamo fare è non farci trovare impreparati, non solo per questo allarme, ma per tutti quelli che ci saranno".
In Paesi come il Congo, evidenzia Ricciardi, "c'è una continua commistione tra uomini e animali, una promiscuità che favorisce il salto di specie. I virus sono continuamente presenti negli animali, il problema si pone quando c'è il salto di specie, quando c'è lo spillover. In molte aree di Asia e Africa - dove si vive con gli animali che si allevano, si mangiano quelli selvatici e c'è frequente contatto - il salto di specie è molto più frequente rispetto alle nostre latitudini, dove invece gli animali li vediamo da lontano".
Si lancia invece in un'ipotesi sulla malattia, l'infettivologo Matteo Bassetti. "Il Congo è un'area del mondo dove ci tanti problemi e il sistema sanitario non funziona bene. Tra le ipotesi su questa malattia misteriosa che ha come sintomi febbre, mal di gola, tosse e anemia potrebbe esserci una febbre emorragica virale come la febbre emorragica Crimea-Congo o l'Ebola. Già note, ma magari sostenute da un nuovo virus che speriamo sia presto identificato. Il rischio per il resto del mondo è bassissimo, i collegamenti tra il Congo e gli altri Paesi non sono certo al livello di quelli della Cina. L'anemia - spiega ancora Bassetti - è la mancanza di emoglobina nel sangue, quindi di ossigeno necessario ai tessuti".
"Conseguenze per noi? Probabilmente nessuna, ma in un mondo globalizzato mai dire mai". Lo scrive su Facebook Giovanni Rezza, ex direttore della Prevenzione del ministero della Salute, e oggi professore straordinario di Igiene presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano rispetto ai decessi in Congo dovuti ad una malattia simil-influenzale. "La diagnosi non è ancora nota - in questo periodo dal clima secco si presentano spesso epidemie dovute al meningococco, ma chissà. È comunque impressionante come possa valere poco, ancor oggi, la vita in alcune aree dell'Africa".