"In punta di piedi"

 

Ieri sera, nella trasmissione  “Servizio pubblico” di Michele Santoro, Alessandra Moretti (Commissione Giustizia della Camera)  ha definito Silvio Berlusconi “incapace di intendere e di volere”, riferendosi alla condotta del presidente del Pdl assunta in occasione della mozione di fiducia presentata dal governo. Frase stonata, inapprezzabile anche politicamente,  a chiunque sia rivolta. Parole, certo, che non sorprendono quando a pronunciarle sono i politici, orfani, la maggior parte, di quelle virtù diplomatiche che non dovrebbero mancare a nessuno di loro. Sì, forse, un esame di Stato in diplomazia, che preceda ogni candidatura,  servirebbe a tutelare il cittadino dai rischi di quel linguaggio improprio che concorre anch’esso a mandare a fondo la qualità dell’immagine del nostro Paese, dentro e fuori.

Dove non c’è una buona forma, anche la sostanza scema. Di altra pasta e altro tratto, naturalmente, il commento di Giovanni Sartori sul “colpo di teatro” di Berlusconi al momento del voto sul governo Letta. “L’ex premier viene dal varietà”, ha affermato il politologo. L’eleganza del linguaggio usato non fa una grinza, a prescindere dalle opinioni. Si può occupare, infatti, qualsiasi posizione politica, ma tra i  diversi schieramenti la componente comune della civiltà nei rapporti reciproci dovrebbe essere scontata. In Italia, purtroppo, non è ancora così.

Nell’espressione, soprattutto, dei giovani politici, a tutti i livelli e dovunque, ci deve essere stile, eleganza e rispetto reciproco. Non saranno questi elementi a indebolire le loro posizioni, anzi, le rafforzeranno, al contrario di ciò che invece comunemente si pensa. Il caso della parlamentare  Alessandra Moretti – caduta sul piano espressivo anche nella trappola della deformazione professionale - di cui forse non si conosceva una rudezza in contrasto con una donna dai tratti gioviali e suadenti, è un dei tanti che caratterizza la conflittualità permanente, a volte persino sospetta, tra le due maggiori coalizioni politiche. In particolar modo,  quando sono le nuove leve, di cui la stessa Moretti può essere considerata capofila, a esprimersi con il linguaggio del muro contro muro, episodi come questo amareggiano, deludono e imbarazzano il cittadino che non vuole appartenere, per temi diversi dallo sport,  a una delle curve contrapposte dello stadio, ma esige, a buon diritto, rappresentazioni che siano appropriate  al contesto e al campo di riferimento.