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Sergio Locci 66 anni, avvocato, sposato da 29 anni, un cane e tre gatti. Fin dai 16 nel PSDI, consigliere comunale a 26 anni, ha poi ricoperto cariche assessoriali e di rappresentanza del Comune presso enti partecipati. Vice del primo cittadino Piero Ortu dal 2001, conclude la sua esperienza amministrativa nel 2007 con sindaco Antonio Barberio. Impegnato nel volontariato ospedaliero (AVO), presidente del Consultorio Familiare Diocesano, dalla Pastorale Familiare al Servizio Diocesano per la Tutela dei Minori, è componente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Oristano. È candidato alle elezioni amministrative del Comune di Oristano sostenuto dalla lista "Aristanis per costruire il nostro futuro". (Qui la pagina dedicata alla tornata elettorale in città)
Un commento sugli ultimi cinque anni di amministrazione a Oristano?
Ho lasciato l’amministrazione della città nel 2007 dopo cinque lustri di presenza continua in Consiglio Comunale. Insieme ai miei attuali compagni di lista, e tanti altri che non hanno avuto lo stesso coraggio, ma che capisco e rispetto profondamente, abbiamo constatato che questa città, come è diventata negli ultimi anni, non ci piace più. Un’amministrazione lontana dai cittadini (ne è specchio anche il sito internet del Comune di Oristano, poco intuitivo e difficilmente navigabile), poco dialogante e concentrata più su grandi investimenti e grandi opere, solo talvolta davvero necessarie, che sul rendere la città bella, comoda, vivibile e fruibile da tutti. È vero che due anni di pandemia hanno messo in ginocchio una realtà economica già fragile ma credo sia mancato uno sguardo nuovo e concreto alla realtà locale, e soprattutto ai giovani, che non sono mai davvero ascoltati e soprattutto coinvolti.
Quali sono i punti salienti del vostro programma?
Puntare innanzitutto sui giovani. La loro energia e capacità di sognare, di creare, di innovare sono l’unica speranza per Oristano. Non possiamo accettare che debbano lasciare Oristano, chi per studiare, chi per lavorare, e non abbiano prospettive di un futuro qui, dove sono nati. Bisogna credere in loro, senza finzioni e ipocrisie ma con una vera capacità empatica di ascolto. Dopodiché bisogna anche affidare loro le sorti della città, perché possano concretamente partecipare in prima persona al cambiamento. L’amministrazione cittadina deve semplicemente essere lo strumento. Per questo vogliamo puntare su scienza e ambiente creando un centro di ricerca e divulgazione scientifico-ambientale nell’ex vivaio Grantorre, che possa affiancare l’Università oristanese e farla crescere culturalmente ed economicamente. Inclusione sociale: una particolare attenzione alle fragilità sociali, culturali ed economiche, alle famiglie, alle donne, ai giovani, nella stessa ottica che anima il PNRR. Ambiente: una ricchezza poco sfruttata e spesso alcuni risultati sono stati grandemente pubblicizzati dalle precedenti amministrazioni per vetrina, mentre basta fare un giro per la città, le frazioni e le campagne per capire che c’è un grave degrado e che beni preziosi come il fiume, le zone umide che ci circondano, la pineta, non sono affatto valorizzati. Inoltre Oristano ha bisogno di arricchire i pochi parchi urbani di alberi e favorire una mobilità interna e per i centri limitrofi realmente ecosostenibile.
Pnrr un’opportunità straordinaria, come sfruttarlo per disegnare la Oristano del futuro?
Credo di aver già indicato alcuni spunti importanti, anche se il piano per le opere pubbliche adottato dalla precedente amministrazione ha già ipotecato, diciamo così, buona parte dei fondi. Si tratterà di sfruttarle al meglio integrando e investendo in progetti che siano in linea con gli obiettivi delineati, evitando da un lato la polverizzazione dei fondi, che rischia di vanificare lo sforzo di investimento fatto dalla CE, dall’altro, all’opposto, la concentrazione in poche grandi opere che poi rimangano incompiute, non utilizzate o per niente sentite né desiderate dalla cittadinanza.
Che prospettive per le periferie?
Una parola triste periferia. Evoca emarginazione ed esclusione culturale e sociale. Alcuni quartieri di Oristano nascono urbanisticamente infelici, è vero, ma non tutto è perduto. Abbiamo illuminati esempi nelle grandi metropoli dove si è riusciti a recuperare quartieri popolosi come una capitale italiana, figuriamoci se non sia possibile farlo in una realtà come quella locale. Bisogna però avere attenzione e vivere la città, fuori dalle quattro mura di Palazzo degli Scolopi e dalle piccole logiche di quartiere… e di clientela.
Oristano città di storia e cultura, come investire sul turismo e renderla sempre più fulcro di un importante territorio?
Bisogna innanzitutto fare rete con i Comuni limitrofi: la divisione e il campanilismo non sono utili a nessuno, anzi. Abbiamo pensato a Oristano come una piccola città metropolitana con i meravigliosi paesi che la circondano, di modo che la storia e la cultura del nostro territorio (che nasce nel Sinis con la cultura neolitica di Cuccuru Is Arrius, prosegue in epoca nuragica con Monti Prama e poi fenicia con Tharros e Othoca, fino alla nascita della città di Oristano e alla gloriosa epoca giudicale) costituiscano un filo continuo della nostra storia e punto di partenza da valorizzare nell’insieme. Altro punto di forza del turismo deve diventare quello naturalistico ambientale per una fruizione ecosostenibile. Il territorio prevalentemente pianeggiante favorisce il turismo ciclabile. La ricchezza e varietà ambientale delle zone umide dell’oristanese, le coste incontaminate, il clima mite, i monti e i boschi che cingono la provincia devono essere rivalutati. Abbiamo il dovere di consegnare ai giovani un mondo diverso da quello che abbiamo sfruttato finora e proprio sul loro sguardo verso avanti vuole puntare la nostra politica culturale e ambientale, generando nuove start-up che favoriscano il recupero e la diffusione della nostra cultura, del turismo, dell’ambiente, ma anche agroalimentare e artigianato.
Nel documento di presentazione del vostro programma si legge: “Il primo mandato è quello di rinsaldare il rapporto tra cittadini e amministrazione”. Come farlo in un tempo di crescente sfiducia dei cittadini nei confronti della politica?
Semplice: con molta umiltà. Cito da un libro letto di recente: “Le rivoluzioni, oggi, nascono in alto e si svolgono serenamente con il consenso informato. Sapendo perfettamente che le rivoluzioni nella storia dell’uomo si sono sempre scatenate dal basso, faremmo meglio a proci qualche domanda”. Proprio questo non ha funzionato nelle ultime amministrazioni cittadine: non sono stati ascoltati i cittadini, non è stata vissuta la città. Si è pensato, forse presuntuosamente, di sapere cosa volevano gli oristanesi senza ascoltarli, e oggi ci troviamo con impianti sportivi bellissimi ma inutilizzati e inutilizzabili, abbandonati e allo sfascio, con strade e marciapiedi rotti e impraticabili, barriere architettoniche costituite dalla palificazione selvaggia sui marciapiedi, una città con sempre più automobili e meno verde, sempre più sporca e trascurata. Non ci si accorge neppure più dei cumuli di cartacce, delle erbacce, della proliferazione selvaggia di cartelli e dei graffiti che imbrattano tutti i muri, anche del centro.E non parlo certamente delle pitture murali, vere opere d’arte, che vorremmo incentivare per esprimere la potenza comunicativa dei giovani. La rivoluzione devono farla tutti gli oristanesi, dal basso appunto: ecco perché abbiamo deciso di scendere in campo con una lista civica, che rappresenta un piccolo spaccato della nostra città. I principali problemi di Oristano che la prossima amministrazione dovrà affrontare, e mi riferisco all’Housing sociale di via Lepanto, al rifacimento del lungomare di Torregrande e alla gestione degli impianti sportivi e della pineta della borgata marina, nascono proprio da questa mancata condivisione, della mancata co-progettazione, con gli abitanti della città.
Corsa a quattro per la carica di sindaco. Perché i suoi concittadini dovrebbero darle fiducia consegnandole le chiavi della città?
Per cambiare quello che non va. Nel 2007 ho lasciato una città migliore di oggi, un’amministrazione che dialogava con i cittadini; lamentarsi e dire che le cose non funzionano, che tutti i politici sono uguali è un lessico che non ci appartiene. Con i candidati della lista Aristanis ci sentiamo parte attiva di questa Città, impegnati a migliorarla con audacia e rinnovata speranza per realizzare un sogno condiviso. Per generare, dal passato di una identità gloriosa e oggi velata, il presente di chi la vive e il futuro della Città da lasciare a chi verrà dopo di noi. Perché è necessario che qualcuno cominci a costruirlo.