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C’è un momento tra la notte e il giorno che non è più né notte né giorno: è in quell’istante tra il buio e la luce che Andrea si è spento il 17 ottobre di tredici anni fa.
Il suo canto è ancora li, tra le maglie di un tempo che non scolora, nitido come le trasparenze della sera.
Il suo “volo” attraversa leggero gli scavi dell’anima, rivelando le segrete vie.
Il volto consumato come il corpo dell’ultimo Andrea, evoca in tutti la forza di chi ha dedicato alla musica il suo estremo respiro anche quando quel brandello di fiato si scagliava contro la sua voglia di vivere, con inesorabile violenza.
I colori dell’addio riflettono lucidi nell’immagine di un uomo che non ha mai tradito i suoi sogni e la sua dignità.
Per me Andrea è stato uno di quegli incontri che non smettono di appartenermi.
Era di “tanti” ma con ognuno aveva saputo instaurare qualcosa che non era degli “altri”.
Amava il contatto diretto.
La sua umanità è stata grande quanto la forza del suo cantare.
Giuliano Marongiu
Cagliari 17 ottobre 2019