Il terrorismo islamista ha colpito la Spagna: paese che più di altri in Occidente ha contratto un debito culturale imponente nei confronti dell’Oriente islamico. Quanto accaduto rappresenta, dunque, anche un’offesa all’islam. Giovedì scorso, intorno alle 17:00, un furgone bianco si è scagliato contro la folla su la Rambla, celebre via turistica di Barcellona, nei pressi di Plaza Cataluña. Tra giovedì e venerdì cinque uomini hanno reiterato l’azione a Cambrils. I morti sono quindici, i feriti più di centoventi. Tra le vittime anche 3 italiani. Gli attentatori di Cambrils, tutti di origine magrebina, più altri sette membri della cellula terroristica sono stati uccisi dalle forze di polizia. Le autorità hanno confermato il collegamento tra i due attentati.  L’ISIS ne ha diffusa la rivendicazione attraverso un comunicato dell’agenzia Amaq. Allo stato attuale il terrorismo sta vincendo, e ciò impone di domandarsi: Chi sono i terroristi e cosa cercano? Quali sono le cause di quest’ondata di violenza? Come dobbiamo reagire?

Anzitutto: la cultura islamica ha segnato profondamente la storia della Spagna. Il dominio musulmano nel paese iberico si colloca tra il 711 d.C. e il 1492 d.C., anno della cacciata dei moriscos.  La Conferenza di Berlino del 1884, stante anche la situazione delle colonie spagnole di Cuba e d’Oltremare, spinse la Spagna ad intraprendere una spedizione verso il Sahara con lo scopo, anche, di preservare la presenza nelle Canarie (e controllare ampie zone di pesca). La Spagna riprese stretti rapporti con il mondo musulmano dal 1912 (inizio del protettorato sul Marocco). In quegli anni vi fu anche il riconoscimento del Sahara Spagnolo. Oggi in Spagna sono presenti 1.205 comunità musulmane ufficiali. La crescita economica degli anni 1990, ha reso la Spagna meta di emigrazione per diverse comunità musulmane, in particolare marocchini e sauditi.  I musulmani oggi presenti in Spagna sono 1 milione e 598.221 (FONTE: Ucide - Observatorio Andalusí).

Il debito culturale della Spagna verso l’islam si evince da parole, oggetti e architetture. Si pensi all’Andalusia, dall’arabo Al-Andalus, che dal medioevo divenne uno dei maggiori centri di produzione e commercio del cotone e della seta; colture importate in quelle terre dagli arabi. Furono questi, inoltre, a modernizzare la rete idrica ereditata dai romani. Si pensi alla zona circostante Valencia, ove costruirono un ricco sistema di canali di irrigazione oggi oggetto di ricerche storiografiche e ingegneristiche. Dal punto di vista architettonico, gli arabi, si sono superati, attraverso la costruzione di castelli e strutture difensive. Un solo esempio di cotanta creatività: l’Alhambra di Granada. Con i celebri muqarnas, o le splendide piastrelle smaltate note come azulejos. Il rapporto tra Spagna, ma non solo, e mondo islamico, nel suo divenire storico, mostra che il terrorismo di matrice islamista ignora e infanga l’impronta della cultura islamica. In Europa le comunità musulmane stanno ricevendo un enorme danno di immagine a causa degli attentati terroristici. Questo impedisce loro di vivere una vita normale: lavorare; far studiare i figli, ecc. Per questo motivo esse hanno interesse a combattere il terrorismo, e perciò devono essere considerate alleate indispensabili per tale lotta, e non additate, ignorantemente e in maniera vergognosa, come conniventi. Il terrorismo islamista è una piaga che affonda le proprie radici in complesse ragioni storiche, culturali e politiche.

Perché il terrorismo sta vincendo? Il terrorismo sta vincendo perché finora è riuscito a raggiungere il suo scopo: seminare il terrore e l’intolleranza. Il terrorismo vince, infatti, quando la gente comune teme per i propri cari che vivono nelle città colpite da attentati, quando ha paura a recarsi al lavoro con