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Jana Favata ha intervistato uno dei superstiti dell'attentato del 18 marzo scorso in Tunisia.
Ecco la sua testimonianza.
Cominciamo, prima di tutto lei chi è?
Mi chiamo Gabriel Verfaille, sono belga e ho 61 anni, ero in vacanza in una crociera attorno al mediterraneo con mia moglie e abbiamo fatto tappa a Tunisi. Abbiamo subito notato l’accoglienza del popolo tunisino, la tradizione, la musica. Ci ha davvero scaldato il cuore, non l’avevamo visto da nessun’altra parte. Questa è stata la prima sensazione di quando siamo arrivati a Tunisi. Alle nove io e mia moglie siamo usciti dalla nave. La visita della città è cominciata nei souk, dove abbiamo comprato qualche souvenir; successivamente siamo andati al museo del Bardo, dove ci sono dei mosaici eccezionali che mi hanno davvero impressionato, un lavoro di vero artigianato. Stavamo visitando il museo accompagnati da una guida e quando abbiamo sentito i primi colpi di arma da fuoco ci trovavamo al primo piano, gli spari venivano da fuori. Incuriositi ci siamo affacciati da un balcone per capire cosa stesse succedendo. A quanto pare era il parlamento ad essere sotto attacco. La guida ci ha detto che stava accadendo all’esterno e sarebbe finito subito, perciò ha continuato la sua visita.
Il museo del Bardo era messo in sicurezza? Erano presenti degli agenti?
C’erano gli agenti di sicurezza del parlamento impegnati nella sparatoria, ma all’interno del museo non c’era nessuno. Solo noi con la guida.
E la guida ha continuato a condurvi per il museo?
Sì, ci ha condotti in un’altra stanza e subito dopo abbiamo sentito altri spari, questa volta all’interno del museo e c’è stato il panico generale. Ho portato a mia moglie in un’altra stanza. E’ lì che ho visto i due terroristi: erano dei ragazzi giovani armati.
Potrebbe descrivermeli?
Ho una grande difficoltà a descriverli. So che erano dei ragazzi giovani e non avevano la barba.
Non ricorda nemmeno com’erano vestiti?
Non so dirti cosa portassero addosso. I miei ricordi sono annebbiati. L’ultima cosa di concreto che ho visto è stata mia moglie che mi guardava, non aveva paura, ma non capiva cosa stesse succedendo. A un certo punto sono stato sballottato qui e la e mi sono ritrovato in un’altra sala ancora. Ho iniziato a correre pensando che mia moglie fosse dietro di me, in quel momento sono stato colpito nella parte posteriore della mia coscia e nel polpaccio. Nel caos generale mi sono ritrovato con la schiena appoggiata alle finestre del balcone. C’era una donna di fronte a me e due persone al mio fianco, dall’altra parte della stanza altre tre. L’attentatore ha cominciato a sparare e una donna è stata colpita, è caduta a terra e non si è più mossa, penso che sia morta. L’odore dei proiettili è stato incredibile, veramente incredibile. Ho visto un’altra donna essere colpita. Ero l’unico in piedi mentre tutti quanti si erano buttati a terra. Avevo paura che i terroristi mi sparassero, ma non riuscivo ad abbassarmi. Hanno ricominciato a sparare. La donna che era davanti a me ha ricevuto un proiettile sul fianco e il sangue ha cominciato a schizzare fuori, un’altra donna è stata colpita al piede, mentre io sono stato sfiorato da un proiettile sopra il ginocchio e da un altro nella gamba.
Secondo lei erano preparati a questo attacco? Sapevano ciò che facevano? Erano addestrati?
Sì