Quella del 24 ottobre 2014, la ricorderò per sempre come una bellissima sera.

Una sera intensa, iniziata nel primo pomeriggio, di un Venerdì autunnale in cui i raggi del sole, avvolgevano, generando uno spettacolo di colori unico nel suo genere, la nostra comunità e l’intera vallata di “S’iscara”.

Una sera in cui, ho avuto l’onore di intervistare l’emigrato belviese Augusto Zedda, da 47 anni residente a Sydney (Australia).

Il punto di incontro della nostra intervista è il Cafè l’edera, di proprietà del mitico Bachisio Cadau, grande amico e ideatore di vari eventi culturali.

Non appena varco la porta d’ingresso noto che Augusto è seduto su un tavolo che mi aspetta.

Mi saluta affettuosamente e mi sorride. Raggiunta la sala interna al bar iniziamo quella che sarà un’intensa chiacchierata. Un’intervista diversa da tutte le altre.

Fin da subito, ho modo di apprezzare le grandi qualità umane di questo uomo mite e di grande compagnia.

La storia di Augusto è una storia che scalda il cuore generando emozioni che ci portano indietro nel tempo..

Attraverso queste domande spero di essere riuscito nell’intento di raccontarla a voi tutti.

Buon pomeriggio Augusto. E’ per me un piacere intervistarti e fare la tua conoscenza. Parlami un pò di te. Quando e dove sei nato?

“Buon pomeriggio a te Giorgio.  Sono nato a Belvì il 22 Febbraio del 1934.  6° di 8 figli.

I miei genitori si chiamavano Francesco Zedda e Maria Antonia Garau. Mio padre lavorava nella Ferrovie delle Sardegna, mentre mia madre era casalinga.

Hai avuto modo di vivere tutta la tua infanzia a Belvì?

Purtroppo no. All’età di 3 anni io e la mia famiglia siamo partiti alla volta di Sadali, dove mio padre lavorava.

Qua abbiamo vissuto per alcuni anni, per poi trasferirci nel 1939 Villamar, dove un tempo era presente la ferrovia, oggi dismessa.

Al mio arrivo per varie problematiche, non fui accolto a scuola per il primo anno. 

L’anno successivo, nel 1940 all’età di 6 anni, mi venne data la possibilità di iniziare il mio percorso scolastico.

Nello stesso anno purtroppo venne a mancare prematuramente mia madre.

Mio padre trovatosi solo con 8 bambini, decise allora di chiedere alle Ferrovie della Sardegna il trasferimento nel nostro comune natale, Belvì.

Tornato nel mio paese, ebbi modo di continuare i miei studi elementari e di vivere nella nostra casa situata vicino al Vico Gennargentu.

Ricordo che, durante i tre anni le elezioni si svolsero divise tra il Municipio e le case popolari di Via San Sebastiano.

Erano tempi di povertà, ed io e miei fratelli raggiungevamo spesso il paese scalzi.

Io e la mia famiglia non vivemmo solamente nel centro del paese, ma anche il campagna e più precisamente nel “Casello” ferroviario situato di fronte alla Galleria di “S’Arcu”, in cui ci trasferimmo nel 1946, abitandovi poi per 4 anni.

E la tua vita lavorativa dove si è svolta?

“Nel 1950 all’età di 16 anni lasciai Belvì per trasferirmi a Sassari.

Qui lavorai come falegname, mettendo in atto quelli che erano stati gli insegnamenti di Tiu Paolo Cappeddu e Tiu Diegu Curreli storici falegnami del paese.

A Sassari compiuta la maggiore età svolsi anche la leva militare ed altri lavori.

Nonostante avessi tanta voglia di lavorare, non venivo ben pag