Gli anni ’70 videro l’estremizzazione delle complicanze politiche del decennio precedente, mentre un’intera generazione di giovani in crisi, non riconoscendosi nelle istituzioni, si rifugiava negli eccessi: dalla moda, alle abitudini, passando per diversi vizi (alcool, droghe ecc..).

Anche il mondo della musica portò alcune delusioni, come lo scioglimento dei Beatles (1970) e la morte di Elvis Presley (1977); tuttavia, l’uscita del brano “Imagine” di John Lennon condusse questo decennio in una nuova dimensione, dove poesia e impegno politico avrebbero potuto convivere senza contrasti, anche se in realtà non fu sempre così.

In questo contesto si inserirono i movimenti femministi di tutto il mondo, per rivendicare quei diritti che oggi i millennials danno spesso per scontati: pari opportunità, emancipazione sessuale, legalizzazione dell’aborto e del divorzio, libero accesso ai contraccettivi. Dopo Woodstock, infatti, la rivoluzione dei costumi esaltò gli ideali introdotti dal Festival della Libertà e dell'Uguaglianza del '69.

In questi anni nacque anche una particolare attenzione verso l’ecologia: l’inquinamento iniziava infatti ad essere un evidente problema per il pianeta, e in varie parti del mondo si organizzavano manifestazioni sul tema.

Questa nuova sensibilità venne accolta pienamente dall’industria cosmetica, che iniziò a mettere in vendita prodotti meno aggressivi e dannosi, sia per le persone che per l’ambiente.

La moda dei Seventies

Tutte le novità sopra accennate si rifletterono ovviamente anche sulla moda: ovunque trionfavano abiti colorati: minigonne, pantaloncini, camicioni unisexenormi occhiali da sole, pantaloni a zampa di elefante su zeppe vertiginose, fantasie floreali.

Tra coloro che rivoluzionarono lo stile dell'epoca, ci fu Gloria Steinem, giornalista e attivista politica, che fondò la rivista femministaMs., e promulgò gli iconici outfit degli anni 70, dopo aver fatto propria l'esperienza di Woodstock. Capelli lisci al naturale, riga in mezzo stile hippie: all’apparenza non troppo ordinato e che rispecchiasse l’idea di libertà.

Sia le donne che gli uomini indossavano capi unisex, come le tuniche o i lunghi camicioni, per sbarrare la strada all’esaltazione del genere in quanto maschi o femmine, in contrapposizione alla moda perbenista e opprimente degli Anni ’50 e ’60, e che lasciava poco spazio alla libertà di espressione individuale.

I giovani di questa generazione si identificavano come i figli della rivoluzione, celebrando la spiritualità e il trionfo dell’amore e della sperimentazione, non solo nel campo della moda ma anche e soprattutto nella sessualità.

Sono tantissimi i personaggi che divennero icone indiscusse degli Anni ‘70: Bob Dylan, Pink Floyd, Led Zeppelin, Janis Joplin, Joan Baez, ABBA, Donna Summer, Cher, Barbra Streisand, Sid Vicious e Joe Strummer per quanto riguarda la musica. Diane Keaton, Marisa Berenson, Lauren Hutton, Margaux Hemingway, Lynda Carter, Liza Minnelli, Farrah Fawcett nel cinema e nella moda.

Il make up

I valori di libertà d'espressione e sessuale si rifletterono anche sul truccouna donna doveva sentirsi libera di poter scegliere come apparire: si promulgava la bellezza naturale che voleva esaltare le caratteristiche di ognuna e non puntare all'omologazione, ma non mancavano i colori sgargianti per chi volesse usarli, soprattutto sugli occhi.

Le donne rifiutarono quasi definitivamente il rossetto, l’eyeliner bianco o blu pallido divenne popolare, così come i colori perlescentiLe sopracciglia divennero sempre più spesse, proprio per assumere una forma il più naturale possibile. Il blush, inizialmente utilizzato con parsimonia, divenne presto un must da utilizzare addirittura fino alle tempie. Il bronzer fu uno dei prodotti più ricercati in quegli anni in cui si voleva avere un effetto di pelle baciata dal sole, più esotica e simbolo di spirito libero e viaggiatore.

Per la cura del viso, si diffusero i primi prodotti creati con ingredienti vegetali: glicerina, lanolina, cera d’api, mentre faceva capolino l’esigenza dei prodotti a lunga tenuta, vista la grande quantità di tempo che le donne passavano fuori casa. Shiseido sviluppò un nuovo prodotto idrorepellente, capace di resistere a sudore e traspirazione cutanea.

Si diffuse la moda dei cosmetici orientali composti con sostanze naturali, in virtù di un ritorno alla terra di derivazione hippy, ma anche i grandi stilisti si lanciarono nel mercato dei cosmetici, come Chanel Yves Saint Laurent.

Le industrie cosmetiche divennero in generale più inclusive verso le carnagioni scure, ampliando la propria gamma di colorazioni, e finalmente anche i canoni di bellezza si adeguarono ai tempi: per la prima volta, nel 1974, una modella afroamericana (Beverly Johnson) comparve nella copertina di Vogue America!