“Non ci faremo intimidire”, dice con voce ferma e incupita il presidente della Repubblica, SERGIO Mattarella. È vero, non ci devono intimidire i sanguinari dell’Isis, però non si può morire così, anche in terra straniera. Straniera e amica dell’Italia. Perché la Tunisia è una giovane democrazia che si affaccia sul mediterraneo dove ci siamo anche noi. L’abbiamo di fronte, il popolo tunisino, fiero e orgoglioso di essere uscito vincitore da una primavera che non è riuscita per ora ad altri Paesi con cui abbiamo in comune tanto quanto basta per non lasciarli soli, soprattutto in un momento in cui forze anti-uomo vogliono travolgere tutto  (persino i patrimoni storici) e tutti.

L’attacco al parlamento tunisino, dove c’era in discussione la legge antiterrorismo, e al Museo del Bardo è un attentato (subito rivendicato dagli integralisti islamici) alla libertà, duramente conquistata, nel tentativo di sopprimerla.  22 morti e oltre 50 feriti: un bilancio terribile, che incute terrore. 3  vittime accertate e 2 dispersi sono italiani, scesi a Tunisi dalla Costa crociere “Fascinosa” per visitare il Museo dove si è spenta la felicità di una vacanza sognata e segnata però da un destino crudele.

Ora il dolore e il cordoglio ai familiari di tutte le vittime. Da domani, però, le cose non saranno più come prima. Neanche per noi in Italia. Occorrerà alzare la guardia insieme alla bandiera della libertà che ci ha sempre contraddistinto e guadagnata anche da parte nostra con il prezzo insanguinato di due guerre mondiali. Il problema di chi semina il terrore senza confini non è di altri, è di tutti. Dunque, dalle parole ai fatti, da parte del governo italiano e di quello degli altri Paesi, europei e non. Non c’è più tempo da perdere, non vogliamo altre vittime, italiane o straniere, ovunque si trovino.