Per Davide Iannelli, il 49enne a giudizio davanti alla Corte d'assise di Sassari per l'omicidio del suo vicino di casa, Toni Cozzolino, 49 anni, bruciato vivo per strada a Olbia l'11 marzo 2022 e morto in ospedale dopo dieci giorni di agonia, è stato chiesto l'ergastolo.

Davanti alla Corte presieduta dal giudice Massimo Zaniboni, il procuratore di Tempio Gregorio Capasso e la sostituta Claudia Manconi hanno concluso questa mattina la loro requisitoria chiedendo il massimo della pena per l'imputato. ''Omicidio aggravato dalla crudeltà, non ci sono attenuanti. Per questo chiedo la condanna all'ergastolo con tutte le conseguenze legali connesse'', ha detto il procuratore, precisando che è però caduta la premeditazione.

Dalla perizia psichiatrica effettuata durante le fasi del processo, Iannelli è risultato perfettamente capace di intendere e volere. La difesa aveva chiesto la nullità della perizia, ma l'istanza è stata respinta dalla Corte.

Ad aprire la lunga requisitoria della Procura è stata la pm Claudia Manconi, che in quasi tre ore di discussione ha ripercorso attraverso gli atti processuali i fatti che due anni e mezzo fa costarono la vita a Toni Cozzolino. "Non c'è un vero movente per questo omicidio - ha detto la sostituta procuratrice rivolgendosi alla Corte presieduta dal giudice Massimo Zaniboni - Il movente è che Cozzolino e Iannelli fossero in pessimi rapporti fra loro. E questo è il movente, non un'attenuante".

La pm si è soffermata sulla crudeltà dimostrata dall'imputato nei confronti della vittima, citando i filmati di videosorveglianza che hanno ripreso la scena dell'aggressione: "Iannelli, dopo avere gettato la benzina su Cozzolino e avergli dato fuoco con l'accendino, si allontana ma prima di andare via si volta, si ferma e lo guarda bruciare, senza fare nulla". Le conclusioni sono state affidate al procuratore Capasso: "Il protagonista di questo processo è l'imputato. Un soggetto che è stato dichiarato capace di intendere e di volere, che ha fatto dichiarazioni solo nella fase delle indagini. Qui al processo è emerso invece il silenzio assoluto dell'imputato. Invito Iannelli a rendere dichiarazioni spontanee, è ancora in tempo a spiegare alla Corte il suo gesto, sarebbe apprezzabile".

Capasso ha stretto quindi sulla richiesta di condanna: "Ho dei dubbi sulla premeditazione, ma non sulla crudeltà. Bruciare viva una persona è crudele, provoca nella vittima una sofferenza indicibile. Questo è un omicidio aggravato dalla crudeltà, non ci sono attenuanti. Alla luce di tutte le considerazioni fatte, chiedo la condanna dell'imputato all'ergastolo, con tutte le conseguenze legali connesse".

Nella prossima udienza, il 15 ottobre, la parola passerà agli avvocati di parte civile, Giampaolo Murrighile, Antonio Fois e Massimo Perra, mentre in quella successiva, sono previste le conclusioni degli avvocati della difesa, Cristina Cherchi e Abele Cherchi.