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Tutto si può dire tranne che ci sia decoro, igiene, legalità. Due enormi blocchi in cemento delimitano un’area quasi fantasma ma che in realtà esiste per davvero, a pochi metri di distanza dallo scalo merci di Ferrovie dello Stato, in via San Paolo.
La zona, a detta dei più, (ma non occorre troppo azzardare) è abusiva: c’è chi paga addirittura un affitto per stare dentro una roulotte, poi ci sono i vecchi furgoni, ci sono le capanne in legno, c’è la corrente elettrica e c’è una montagna di rifiuti pericolosi, ferrosi, puzza e bustoni stracolmi di chissà cos’altro.
Ebbene, una “città della gioia al contrario”, dove alcune famiglie rom da poco più di un anno abitano in quel pezzetto di terreno, a poche centinaia di metri dal cimitero dei cassonetti dei rifiuti (area comunale), mentre gli uffici comunali, la Asl, il Noe Carabinieri, la Polizia Municipale sanno perfettamente cosa accade da quelle parti. C’è poi il mistero di quelle aree lasciate alla vergogna, sono comunali o sono private?
Una bomba ecologica pronta ad esplodere, tra zanzare, topi, liquami maleodoranti e chi più ne ha più ne metta: poi, c’è un’altra notizia che rattrista, quella secondo la quale nessun cittadino o proprietario di case o alloggi vuole affittare ai nomadi, ai rom, sebbene delle spese si farebbe carico il Comune tramite la Caritas Diocesana.
Già, perché? Eppure siamo tutti uguali, siamo tutte persone che hanno il sacrosanto diritto di vivere come qualsiasi individuo su questa terra, ma i paraocchi spesso e volentieri continuano a creare disuguaglianze.
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