E’ possibile, assieme ai ragazzi che hanno sbagliato, che sono "caduti", cercare di dar loro un 'motivo' di riscatto sociale, anche attraverso il lavoro? Detto e fatto, all’Ipm è stato possibile ed è tuttora fattibile scontare la pena detentiva attraverso il lavoro manuale e le attività ricreative e non, come già raccontato recentemente nella video intervista di Sardegna Live, a Quartucciu. 

Nel settembre 2018 infatti, è stato avviato un laboratorio di falegnameria all'interno dell'Ipm, grazie alla fattiva sinergie di un Ente della Procura generale e quello della congregazione delle missionarie figlie di San Girolamo emiliani Casa Emmaus, di Elmas, che gestisce da 20 anni una comunità alloggio per minori adolescenti (ragazze) affidate dai servizi sociali degli enti locali di residenza delle minori, servizi sanitari (neuropsichiatria infantile) e servizi della giustizia minorile per le minori autori di reato). 

Il progetto 

Una scommessa a più mani, da un lato la Direzione dell'Amministrazione Penitenziaria della Sardegna - Centro Giustizia Minorile, educatori ed operatori, dall'altro suor Silvia carboni, da sempre in aiuto ai disagiati: “Nell'ottobre 2018  - racconta con entusiasmo suor Silvia Carboni – è stato avviato un nuovo centro semiresidenziale Borgotremani, situato a Cagliar in via Parraguez, anche questo destinato all'accoglienza di minori adolescenti di entrambi i sessi provenienti dai servizi sociali sanitari e della giustizia minorile.

all'interno del borgo si trovano varie botteghe e tra questa la bottega del falegname. da settembre 2018 il nostro ente sta gestendo un laboratorio di falegnameria presso il carcere di Quartucciu, dopo aver vinto un bando promosso dal Centro giustizia minorile della Sardegna. Essendo noi un ente che lavora nel sociale e non una falegnameria, abbiamo accettato la sfida di gestire la falegnameria "a modo nostro". Gli operatori che lavorano coi ragazzi – aggiunge Suor Silvia - sono Valerio Ancis, 43 anni, psicologo psicoterapeuta familiare con la passione della lavorazione del legno e Rita Marongiu, 40 anni, creatrice del marchio officina del pallet, esperta nel lavoro del riciclo pallet, ma soprattutto con una grande sensibilità. Sono loro due che hanno dato anima a questo laboratorio, obiettivo principale per noi missionarie è creare la relazione coi ragazzi attraverso un laboratorio "del fare". Altro obiettivo del laboratorio è la formazione al lavoro, ovvero l'etica vera e propria: rispettare gli orari, le regole della sicurezza, saper seguire le indicazioni del "datore di lavoro", collaborare coi colleghi, sentirsi parte di un processo produttivo. Queste per noi le regole base. da qui abbiamo avviato i percorsi per l'apprendimento delle varie tecniche di lavorazione la maggior parte delle quali basate sull'arte del riciclo... oltre alla competenza tecnica il messaggio che volevamo dare al ragazzo è la possibilità della second chance, cosi come un pezzo di legno rovinato e vecchio può avere una nuova vita, cosi come ogni ragazzo che si considera un o viene considerato un "rifiuto della società" può avere una seconda chance essere rigenerato ed avere una nuova vita, da qui era nato un pensiero "talenti d'oro", partendo dal desiderio di "dare una nuova vita" e rigenerare ogni ragazzo attraverso la "rigenerazione di un pallet, abbiamo pensato che era importante "rigenerare" anche il luogo di vita,ovvero l'ambiente in cui il giovane detenuto vive.. cercando di rendere i ragazzi stessi responsabili della cura dell'ambiente dove vivono. Abbiamo iniziato con rendere bello il giardino antistante il campo sportivo. giardino inaugurato il 12 febbraio in occasione della giornata solidale promossa dalla fondazione Giulini.

Poi - aggiunge sempre Suor Silvia Carboni - abbiamo allestito e abbellito la biblioteca dei ragazzi.. e ora abbiamo puntato ad allestire e rendere accogliente lo spazio di accoglienza dei familiari dei ragazzi.. la sala d'attesa.. io ho sempre lavorato dietro le quinte... la realizzazione e la creatività è tutta di Valerio e Rita, persone diverse, con stili diversi con competenze diverse che però sono riusciti ad integrare bene le loro diversità.. e il risultato è sotto gli occhi di tutti... anche il gioco delle relazioni gli operatori  e l'integrazione delle diversità è stato educativo e terapeutico per i ragazzi. Siamo convinti che il messaggio educativo passi anche attraverso la cura dell'estetica degli ambienti di vita che accolgono giovani che provengono da situazioni abbruttite e abbrutenti. Infine – conclude la missionaria - da cosa nasce cosa, per alcuni di loro, cioè per coloro che hanno colto il messaggio della possibilità della rinascita, offriamo la possibilità di continuare il loro percorso di cambiamento presso la bottega del falegname all'interno del borgotremani, un altro passaggio verso l'inclusione sociale”.