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“2.189 detenuti (1.743 definitivi), in media il 30,9% stranieri (ma con una percentuale dell’80,4% nella colonia penale di Arbus e del 77%in quella di Mamone). Oltre 500 ristretti comprendendo il regime di AS e il 41bis. 41 donne tra Sassari e Cagliari. In Sardegna l’estate 2019 si caratterizza per la presenza di molti reclusi, pochi Agenti Penitenziari ed Educatori e uno sparuto numero di Direttori.
A rispondere alle esigenze di tutti gli operatori ci sono infatti solo 4 Direttori per 10 Istituti. Una vergogna nazionale che sembra non interessare né il vertice del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria né il Ministero della Giustizia”. Lo sostiene in una nota Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, sottolineando “come la stagione estiva, in cui i ristretti vivono condizioni di difficoltà accentuate dalle temperature torride, dal rilevante numero di presenze negli Istituti e dalla riduzione delle attività trattamentali e di studio non sia tenuta nella giusta considerazione dal DAP”.
“La carenza di Direttori – osserva – è ormai diventata prassi consolidata basti pensare che Marco Porcu, Direttore dell’Istituto più importante dell’isola, quello di Cagliari-Uta, deve curare anche la colonia penale di Isili e l’Istituto di Lanusei con un numero di detenuti coplessivo superiore alle 700 unità. La responsabile di “Badu e‘ Carros” Patrizia Incollu deve gestire anche la Casa Circondariale di Sassari e la Colonia di Mamone per un totale di 843 reclusi. Restano poi da considerare i detenuti di Alghero, Tempio Pausania, Is Arenas e Oristano assegnati a Elisa Milanesi e Pierluigi Farci, quest’ultimo anche vice provveditore dell’amministrazione penitenziaria. Si tratta di oltre 630 persone private della libertà, alcune con reati di alto profilo”.
“Una così grave carenza di Direttori e la totale assenza di Vice Direttori – evidenzia ancora la presidente di SDR – rischiano di trasformare il lavoro dei responsabili degli Istituti in una routine burocratica in cui le carte da firmare possono diventare l’elemento dominante della quotidianità a discapito del delicato ruolo di mediazione tra le diverse figure professionali, le problematiche di gestione del Penitenziario e di conoscenza dei detenuti che ne caratterizza il tratto culturale. In queste condizioni inoltre fruire di qualche giorno di riposo sarà davvero difficile per i Direttori. Neppure l’appello rivolto al DAP dal Provveditore regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Maurizio Veneziano ha trovato spazio adeguato. Il sistema carcerario isolano – conclude Caligaris – sembra proprio negletto. Appare come un’organizzazione lasciata alla responsabilità dei singoli operatori. Sarebbe opportuna un’azione congiunta tra Governo regionale e Parlamentari sardi almeno per richiamare l’attenzione sulla necessità del rispetto per chi svolge il proprio lavoro e per chi deve scontare una pena nella prospettiva di un reiserimento sociale. Due aspetti che devono procedere insieme per ottenere risultati positivi”.