Dopo la recita del Regina Coeli, riporta Vatican News, "Papa Francesco ha difeso il predecessore san Giovanni Paolo II, la cui figura negli ultimi giorni è stata al centro di accuse infamati legate al caso Orlandi, mosse sulla base di anonimi 'si dice', senza testimonianze o indizi".

Secondo quanto raccontato dal fratello di Emanuela durante la trasmissione 'Di martedì', 'la sera se ne usciva in con due suoi amici monsignori polacchi' e ‘non andava certo a benedire le case’”.

A questa uscita, l'avvocato Sgrò aveva replicato dicendosi "dispiaciuta della strumentalizzazione", sottolineando che "il segreto professionale è baluardo della verità stessa e attaccarlo significa volere impedire a un avvocato di potere apportare il proprio contributo alla verità" e attaccando direttamente i media vaticani: "Quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale a cui non intendo derogare".

Nello scontro è intervenuto in prima persona anche il promotore di Giustizia, Alessandro Diddi, che, in un'intervista all'Adnkronos, ha definito l'atteggiamento del legale "una grande battuta di arresto sul mandato del Papa di ricercare a 360 gradi la verità" e "su quello che per anni la famiglia Orlandi ha chiesto di fare". "Io dico solo che non si gioca con la figura e la memoria di un santo - la posizione di Diddi -, certe accuse sono gravi due volte perché non dimostrate e perché rilanciate mediaticamente, e dunque vanno chiarite subito, senza se e senza ma. Cosa che Sgrò ha preferito non fare".

"Ho scritto una lettera aperta al fratello della cara, carissima Emanuela Orlandi dicendo, se sai qualcosa parla, però insinuazioni, illazioni no. San Giovanni Paolo II è un patrimonio dell'umanità, è un gigante, è un Santo della nostra Chiesa, noi lo amiamo", ha detto intanto oggi don Patriciello, parroco di Caivano, commentando a caldo le parole del Papa su Wojtyla nel programma "A sua immagine".

"Noi siamo contenti di questa inchiesta. Aspettiamo - è l'esortazione di don Patriciello - La famiglia Orlandi ha ragione ad essere addolorata e anche un po' delusa ma adesso aspettiamo le cose come vanno senza macchine del fango, perché le parole una volta lanciate pesano come macigni", aggiunge il parroco dicendosi "convinto che Pietro non voleva offendere nessuno". "L'augurio è che tutti noi possiamo cercare la verità, che è un diritto e, per noi, un dovere, e la cerchiamo insieme a loro".