Nel 221 a.C. Ying Zheng riuscì a sconfiggere gli eserciti degli altri 6 regni che occupavano il territorio cinese, riuscendo in tal modo nell'intento di unificare un immenso territorio. Fu così che nacque l'impero Celeste, sopravvissuto ad oltre duemila anni di storia, sino alla proclamazione della Repubblica avvenuta solo nel 1912.

 

Ma come è stato possibile riuscire a tenere unite per cosi tanti secoli delle popolazioni cosi diverse tra loro? Generalizzando, potremo dire che erano e sono tutti cinesi, ma in quell'immenso territorio le culture, le lingue, le tradizioni erano talmente diverse, che per chi si spostava da un territorio all'altro era complicato anche solo farsi capire con la lingua. La quale ancora oggi non è unificata, ma suddivisa in ben 56 lingue ufficiali, oltre migliaia di dialetti vari al seguito. Un impero talmente vasto che per tenerlo unito c'è voluta la determinazione e la cieca ubbidienza dei piccoli adepti di Confucio. Oltreché una macchina organizzativa imperiale imperniata su una figura istituzionale ibrida: il “Mandarino”. Questa potente istituzione raccoglieva attorno a se i poteri del governatore, del nostro prefetto e del giudice.

Era inoltre l'anello di congiunzione tra i diversi territori, perché nell'analfabetismo generale dell'epoca, era spesso l'unico soggetto in grado di saper scrivere e comunicare con il resto dell'impero. Ma non è stato l'unico elemento che ha permesso una cosi lunga storia di unione fra popoli. Una caratteristica fondamentale che costituisce il maggior amalgama dei cinesi è probabilmente la loro naturale mentalità che li incita alla conquista di orizzonti sempre più ampi. Una visione che permette loro di adattarsi a vivere in nuovi spazi pur conservando la loro cultura, scrittura, lingua, tradizioni in un contesto identitario forte, oltre che difficile da permeare.

Oggi l'impero celeste non esiste più, sostituito da una repubblica farlocca, la quale ha mantenuto la stessa organizzazione istituzionale e mentalità solo dipingendo la facciata con un colore diverso: il rosso. Chiamando i Mandarini “funzionari” e l'imperatore “Partito unico”, spiegando le sue forze alla conquista del mondo occidentale, dal quale nel secolo precedente aveva subito un tentativo di colonialismo. Solo le armi son cambiate. Alabarde, lance, oppure cannoni o carri armati o non esistono più o son tenuti solo come deterrente alle guerre di tenzone, per essere sostituiti da speculazioni finanziarie, svalutazioni monetarie programmate, o investimenti mirati di tipo moderno.

E' sufficiente fare un giretto panoramico nelle nostre città italiane: negozi, bar, ristoranti, grosse distribuzioni. Per non parlare delle manifatture, un tempo cuore pulsante dell'economia toscana e dell'Italia tutta.  Oggi un tenebroso ricordo ci lascia attoniti difronte a cotanta miseria: quella degli italiani. Sostituiti, questi ultimi, dalle formichine cinesi le quali vivono e lavorano nel posto di lavoro senza neppure conoscere il sapore di quelle tutele che per noi sono diventate scontate quanto, in alcuni casi, ingombranti.

Articolo 18, diritto di sciopero, permessi sindacali retribuiti, diritto di assemblea, fino ad arrivare al diritto a locali preposti per le assemblee sindacali che il datore di lavoro è obbligato a mettere a disposizione. Ma neppure cosi, noi italiani siamo stati contenti. Chiedevamo “l'inchiedibile”, con scioperi a oltranza, a scacchiera o a singhiozzo, picchettaggi e boicottaggi. Il tutto con grave danno per tutta la nostra economia.

Così, dopo la campagna di conquista sferrata dai piccoli “gialli”, altro che scioperi a singhiozzo! Oggi i singhiozzi sono degli italiani che non sanno più come sbarcare il lunario e mettere sul piatto un po di minestra per la famiglia. Probabilmente gli stessi che, sino a qualche anno fa, si rifiutavano di eseguire la richiesta di lavorare il sabato o di svolgere una mansione “che non gli competeva”. 

La stessa risposta, quest'ultima, che qualche giorno fa un bidello della scuola elementare di Teti, un piccolo paese posto in un cucuzzo