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Qualcuno potrà dire che nel titolo dato a quest’ articolo c’è un’alta dose di enfasi. Si sa, però, che i sentimenti non funzionano col telecomando, o, almeno, non ci siamo abituati. Così com’è altrettanto certo che la società dei consumi livella e calpesta, in ragione di quel dio denaro o pseudo valori che promettono felicità effimere quanto anch’esse impossibili.
Per noi sardi, la Brigata Sassari è sentimento ed emozione, che rappresentano l’espressione esteriore di quegli antichi e inestimabili valori del popolo sardo che sono clamorosamente emersi nei momenti più difficili che un’ intera nazione possa attraversare: la guerra.
Non essere presenti alla sfilata del prossimo 2 giugno ai Fori imperiali, suona, per la nostra gente, come un tradimento o un modo, comunque, di slacciare le cinture da un passato che di fronte ai nostri figli dobbiamo rendere sempre vivo e, soprattutto, rievocare con orgoglio e fierezza perché gli stessi figli si approprino di questi elementi di forza e di unione, intesi come punti imprescindibili per il loro presente e futuro.
Il resto è cronaca, che è quella di una giornata, coincidente con il centenario della prima guerra mondiale, resa triste e anche amara dalla notizia dell’esclusione dei “sassarini” da un evento che noi sardi abbiamo sempre vissuto con il groppo in gola, felicemente intrisi di un’emozione unica che vorremmo, anche in un mondo diventato sempre più difficile e complesso, fosse un lascito per le future generazioni.