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La polemica sui compensi alti nella Televisione di Stato è vecchia come il cucco. Brunetta che innesca la scintilla, accusando in diretta Fabio Fazio di percepire un contratto da 5.4 milioni di euro in tre anni –seguito a ruota da un post violento di Beppe Grillo sul suo blog- è solo l’ultimo capitolo di una querelle che va avanti da moltissimo tempo. Negli anni Ottanta finirono nell’occhio del ciclone Pippo Baudo e Raffaella Carrà. In particolare la diva biondo platino venne attaccata violentemente per i costi della sua trasferta televisiva in America. Il programma si chiamava Buonasera Raffella, show del giovedì sera in diretta dagli Stati Uniti.
Riproponiamo per i lettori di Sardegna live un’intervista che la conduttrice rilasciò al quotidiano Repubblica nel 1986.
A dimostrazione che, come diceva il filosofo Vico, la Storia ha i suoi “corsi e ricorsi”. Compresa la storia della televisione italiana.
Carrà: «Guadagno, ma faccio un duro lavoro da pioniere»
La Repubblica, 8 marzo 1986
Intervista a cura di Romano Giachetti
Allora, Raffaella, come la mettiamo con tutto quello che si dice e che l' aspetta in Italia: sprechi, dolo, reato, inchiesta giudiziaria, Procura, Guardia di Finanza, Corte dei Conti?
«Vorrei farla io, invece, una domanda: ma perché attaccano me, o la Rai, o tutte e due? È mai possibile che la gente venga qui, metta insieme cinque spettacoli-fiume con un tempo di preparazione maledettamente accorciato, suda, lavora da matta -e lo faccia perché alla propria professionalità tiene, ma anche, mi si permetta di dirlo, per portare un po' del nostro Paese all' estero- e poi sia assalita da certa stampa e da certe correnti politiche, che non sanno nemmeno cosa significa produrre uno spettacolo televisivo? Per me è inaudito!».
Ma avete speso - molti dicono "sperperato" - miliardi. Era proprio necessario?
«Sperperato? E cosa dovevamo fare, lavorare con una scena fatta di casse di legno con su scritto "fragile"? Buonasera Raffaella non si presenta così nemmeno in Italia. Perché in America? Affittare un teatro anziché uno studio televisivo? Ma lo sanno che ci sarebbe costato di più? E poi il punto non è questo. Il punto è che abbiamo portato la Rai negli Stati Uniti, e ce l' abbiamo portata con una certa classe, credo. La stessa Nbc, come si è visto nella puntata di giovedì scorso, ce ne ha dato atto. Che cosa ci rimproverano? I conti? Io non li ho visti, ma ci sono, naturalmente, e la Rai è tranquilla. Il "dolo" è in chi critica senza sapere quello che dice. Le spese!».
Già, le spese. Il suo albergo di lusso, per esempio, e quello della troupe
«Ma mi facciano il piacere! Se avessi voluto scegliere un albergo di gran lusso avrei scelto il Plaza, dove le camere singole sono le più care di New York, o le Waldorf Towers, dove un appartamento costa 5 milioni a notte! L' Hilton, dove abitano gli altri, è oggi tra i meno cari di Manhattan. E a me un certo comfort piace, non lo nascondo. E perché no? Lavoro e mando avanti uno spettacolo abbastanza grosso. La notte voglio dormire tranquilla».