Lo scorso giovedì, 22 agosto, presso il Florida State Prison sito in Starke FL, è stato giustiziato, mediante iniezione letale, il suprematista bianco Mark Asay, 53 anni. Asay fu condannato a morte il 18 novembre 1988 per l’omicidio, compiuto poco più di un anno addietro a Jacksonville, di due uomini: Robert Lee Booker, 34 anni, afroamericano e Robert McDowell, 26 anni, ispano americano. Ha trascorso gli ultimi 29 anni nel braccio della morte. L’esecuzione di Asay differisce da tante altre per il fatto che è stato utilizzato l’etomidate, anestetico e forte ipnotico, in luogo del midazolam, prima sostanza normalmente utilizzata, come vedremo, durante l’iniezione letale.  Il midazolam è ad oggi difficilmente reperibile; stante il rifiuto, di diverse case farmaceutiche a fornirlo per le esecuzioni capitali. Quest’ultima questione, peraltro, sta portando alcuni Stati americani a ridiscutere la decisione di abbandonare i vecchi metodi di esecuzione. È il caso del Missouri dove, nel 2013, l’Attorney General Chris Koster annunziò che lo Stato in futuro avrebbe potuto reintrodurre la camera a gas.  Ad ogni modo, il caso Asay, è utile ad operare una riflessione circa la pena di morte.  

Nel sistema giudiziario statunitense la pena di morte è ritenuta ammissibile in virtù del VIII Emendamento della Costituzione, che recita: (EN) “Excessive bail shall not be required, nor excessive fines imposed, nor cruel and unusual punishments inflicted” - (IT) “Non si dovranno esigere cauzioni eccessivamente onerose, né imporre ammende altrettanto onerose, né infliggere pene crudeli e inconsuete”. Gli oppositori alla pena di morte ritengono che questa debba essere, giustappunto, ritenuta una pena crudele e inconsueta. I suoi sostenitori, d’altro canto, ritengono i sistemi attualmente in uso per dare la morte, rispettosi della suddetta disposizione. La questione parrebbe essere di natura squisitamente interpretativa, e ciò non può non richiamare all’uso spregiudicato che, della pena di morte, taluni politici americani fanno per costruire le proprie carriere, amministrando, de facto, un potere di vita e di morte su altri esseri umani.

Il protocollo farmacologico per le esecuzioni mediante iniezione letale, metodo principale utilizzato negli USA, prevede la somministrazione in sequenza di tre farmaci:

-      Midazolam, sedativo finalizzato a risparmiare al condannato sofferenze fisiche ed emotive. Elemento, quest’ultimo, necessario per rendere l’esecuzione compatibile con l'VIII Emendamento;

-      Vecuronio bromuro, atto a paralizzare i polmoni e il diaframma;

-      Cloruro di potassio, atto a provocare il decesso mediante arresto cardiaco.

Il protocollo non sempre si è dimostrato efficace. A titolo esemplificativo si cita il ricorso Glossip v. Gross presentato alla Corte Suprema degli Stati Uniti da alcuni condannati a morte dello Stato dell’Oklahoma a seguito dei fatti accaduti durante l’esecuzione del detenuto Clayton Lockett.

Per l’esecuzione di Lockett fu seguito il protocollo ordinario. Le fonti riferiscono che il midazolam gli fu somministrato alle 18:23 ora locale. Dopo dieci minuti Lockett fu dichiarato privo di sensi e allora gli furono somministrati il vecuronio bromuro e il cloruro di potassio. Tuttavia, poco dopo la procedura, Lockett cominciò a contorcersi, respirando a fatica e stringendo i denti, e a cercare di alzarsi. La morte sopraggiunse per arresto cardiaco dopo 43 minuti di agonia. Alcune ore più tardi la giornalista di Associated Press Bailey Elise McBride, testimone dell’esecuzione,