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Sad female checking phone content in the night at home
Secondo l’indagine "Adolescenti e stili di vita", realizzata da Laboratorio Adolescenza e Istituto di Ricerca Iard, due importanti centri di studio sui più giovani, l'utilizzo degli smartphone oggi è sempre più precoce, e ha delle conseguenze da non sottovalutare.
Il 60% degli intervistati nell'indagine ha avuto il suo primo cellulare tra i 10 e gli 11 anni, ma oltre il 28% lo ha avuto in regalo prima dei 10 anni. Il 54% inizia ad utilizzare Internet tra gli 11 e i 12, e il 12% addirittura prima dei 10 anni.
Confrontando i dati con quelli relativi all’edizione 2017 della medesima indagine, si evidenzia una precocizzazione dell'accesso ai Social Network accompagnata ad una scarsa conoscenza degli strumenti:è in aumento la percentuale dei giovanissimi che non utilizza alcuno strumento di protezione del proprio profilo.
Anche se i Social Network hanno un'età minima di accesso, questo non è un motivo di rinuncia: il 47% indica l’età minima per poter accedere, il 20% un’età a caso e il 23% di essere comunque maggiorenne.
Mentre l’utilizzo di Facebook è in calo, aumenta il numero degli adolescenti su Instagram, ma anche su Snapchat, Tik Tok e Telegram, che lo utilizzano per più di 2-3 ore al giorno fino ad un massimo di 7, rinunciando soprattutto a ore di sonno.
Una presenza così costante e massiccia sui Social porta anche ad interfacciarsi con fenomeni negativi: dall'indagine infatti risulta che ben il 40% dei giovani sia entrato in contatto, direttamente o indirettamente, con episodi di cyberbullismo.
Quali sono le conseguenze sulla salute mentale dei giovanissimi?
Oltre tutto questo, ciò che sta particolarmente allarmando psicologi, psichiatri e pediatri, è un visibile peggioramento della salute mentale negli adolescenti, in particolare nelle ragazze 14enni.
Un anno fa, l’Accademia Americana di Pediatria (AAP) ha pubblicato uno studio sulla depressione infantile, da cui è emerso che i Social Network svolgano un ruolo importante nell’aumento di suicidi riscontrato tra le ragazze adolescenti. Non per nulla, nel Regno Unito, il governo sta considerando l’opportunità di porre restrizioni sui Social Network per proteggere bambini e adolescenti.
Un recente studio che prende in considerazione dati sulla popolazione statunitense relativi ad un ampio arco temporale (dal 2005 al 2017), ha mostrato un elevato aumento di disturbi dell’umore e di suicidi in quel periodo tra adolescenti e giovani adulti.
L’individuazione delle cause di questi dati si è indirizzata, tra i vari orientamenti, anche alla possibilità di stabilirne un collegamento con il sempre maggior uso dei Social Network da parte dei giovani. Nonostante questi due trend di crescita potrebbero anche verificarsi in modo indipendente, alcuni ricercatori si sono chiesti se potesse invece essere dimostrata una correlazione tra questi risultati.
In seguito sono stati pubblicati vari studi epidemiologici su larga scala aventi la finalità di raccogliere indizi su come i social potrebbero influenzare i giovani. Il risultato è stato di una connessione direttamente proporzionale in linea retta: ad un crescente impegno nei Social Network, corrispondeva un maggior riscontro di disturbi di depressione e ansia.
Nella stessa indagine sono state identificate anche associazioni tra uso dei Social nei soggetti esaminati e tendenza all’isolamento sociale, problematiche nel campo alimentare, soprattutto tra le ragazzine, e disturbi del sonno, oltre che ad una diminuzione generale dell’autostima.
La salute mentale delle ragazze diminuisce drasticamente a 14 anni e peggiora durante l’adolescenza mentre i sintomi depressivi aumentano in modo significativo a causa dei Social Network, in particolare dei paragoni che inevitabilmente le ragazzine fanno tra loro stesse e le influencer, soprattutto modelle, star e vip di cui continuamente vedono ammaliate foto e video.
La pandemia da Covid-19 ha accentuato il fenomeno della dipendenza dai Social aumentando così le conseguenze negative: secondo i dati del Prince’s Trust Tesco Youth Index, un giovane su quattro (26%) ammette di sentirsi “incapace di affrontare la vita” dall’inizio della pandemia, dato che aumenta al 40% tra coloro che non lavorano, non studiano o non seguono la formazione. La metà dei giovani di età compresa tra i 16 ei 25 anni (50%) afferma che la propria salute mentale è peggiorata dall’inizio della pandemia.
E la salute mentale degli adulti viene influenzata dai Social Network?
L’invidia per le vite altrui riguarda anche le persone adulte: uno studio condotto dall'Università di Copenaghen ha rilevato che chi smette di utilizzare Facebook e Instagram per un periodo dichiara di sentirsi più soddisfatto della propria vita.
“Quando giudichiamo il nostro valore in base agli altri, poniamo la nostra felicità in una variabile che è completamente al di fuori del nostro controllo” ha spiegato su Heatlhista il dottor Tim Bono, autore di When Likes Aren't Enough
Questo senso di non essere mai abbastanza ci spinge a voler avere e voler essere sempre di più, fare di più, fare sempre meglio, fino ad entrare in un cortocircuito: vogliamo essere più felici, più efficienti e produttivi, ma i social ci tolgono tempo e ci impediscono di vivere a pieno certe esperienze offline, un maledetto circolo vizioso insomma.
Ci sono risvolti positivi nell’uso dei Social Network?
Non sono certo pochi gli studi che invece affermano che i Social possono rappresentare un fattore positivo per molti: innanzitutto apportano un notevole beneficio per le persone disabili o con problemi psichici, che non possono vivere una vita normale perché fisicamente o psicologicamente impediti. Aiutano inoltre a mantenere i rapporti a distanza per chi non può incontrarsi spesso. È dimostrato anche che i Social Network possono migliorare la salute generale promuovendo, per esempio, la cessazione del fumo e più corrette abitudini alimentari.
Come uscire dalla spirale negativa?
La conoscenza delle problematiche già elencate comporta che i medici, di fronte ad adolescenti affetti da problemi di ordine psichiatrico, oltre ad indagare altri fattori di rischio, pongano anche domande su quanto sia frequente il loro uso delle piattaforme digitali.
Alcuni studiosi raccomandano di avere molta cautela nel trasmettere messaggi di raccomandazioni agli adolescenti eccessivamente dipendenti dai media digitali, per evitare di aumentarne i sensi di colpa, già probabilmente insiti in essi. Altrettanto controproducente potrebbe rivelarsi la tentazione di vietarne completamente l’utilizzo, sottraendo così anche le varie esperienze positive che questi strumenti consentono.
Per i casi più gravi, con sintomi di malessere che rispecchiano quelli della dipendenza da droghe o alcol, negli Stati Uniti viene consigliato di rivolgersi a vere e proprie strutture riabilitative che accolgono adolescenti e adulti, le cui esistenze sono state destabilizzate dall’uso compulsivo di media digitali.
Ma ciò che serve ai nostri ragazzi è una parola in più dei genitori, e la loro costante presenza in un periodo di crescita così delicato come l’adolescenza. Non lasciamoli soli!