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I ritardi nelle diagnosi e di accesso alle cure accumulati durante i due anni di pandemia non sono stati completamente recuperati, anzi durante gli ultimi mesi del 2021 si sono verificati nuovi rallentamenti, in concomitanza con la risalita dei contagi.
In oncologia, dove da aprile-maggio 2021 c'era stato un forte recupero delle diagnosi e degli interventi chirurgici posticipati, da dicembre si assiste a una nuova e significativa riduzione delle nuove diagnosi (-8% 2021 vs 2019), dei ricoveri per interventi chirurgici (-3% 2021 vs 2019) e delle terapie (-13% 2021 vs 2019), a causa della difficoltà di accesso agli ambulatori e ai reparti.
I dati emergono dall'osservatorio sull'impatto della pandemia realizzato da Iqvia (provider globale di informazioni e servizi di ricerca clinica) con Farmindustria.
Lo studio si basa sull'analisi di dati di real world rilevati su un campione di 900 medici di medicina generale e 450 oncologi ed ematologi. L'analisi è riferita agli ultimi tre anni, gennaio 2019-dicembre 2021.
Anche in area cardiovascolare - spiega l'analisi - è molto rilevante la difficoltà di accesso alle visite: non sono ancora stati recuperati i ritardi accumulati e il trend di ripresa rallenta negli ultimi mesi dell'anno. Nel caso della fibrillazione atriale si osserva una riduzione delle nuove diagnosi (-6%, pari a -41.000 nuove diagnosi perse durante il periodo pandemico), dell'accesso alle visite specialistiche (-36%, pari a -625.000 visite) e degli esami diagnostici (-28%, pari a -393.000 Ecg). "Resta fondamentale continuare a tenere alta l'attenzione sul problema dell'accesso alle diagnosi e alle cure dei pazienti non-Covid", dice Sergio Liberatore, amministratore delegato di Iqvia, "molti pazienti hanno deciso di non andare in ospedale per paura del contagio e molti ospedali e ambulatori hanno temporaneamente rimandato le visite e gli interventi meno urgenti in modo da lasciar spazio all'assistenza dei pazienti contagiati".
"Bisogna, invece, favorire lo sviluppo di modelli di gestione dei pazienti che coinvolgano i medici del territorio, con gestione del paziente a distanza - conclude Liberatore - il timore di contrarre il virus compromette i successi ottenuti negli ultimi anni contro molte patologie".