La classe politica in Parlamento, ad eccezione del movimento 5 Stelle, Sel e Lega Nord, è compatta: sospensione delle attività di Camera e Senato per un giorno (il Pdl ne aveva chiesti 3) allo scopo di solidarizzare, o per creare un tavolo di riflessione, con Berlusconi, "vittima" dell'anticipo di un processo, quello Mediaset, che anziché a ottobre sarà invece, come preannunciato dalla Corte di Cassazione, celebrato il prossimo 30 luglio. Il motivo, come precisato dal presidente della stessa Corte, Giorgio Santacroce, è quello di evitare, ma è nella norma, la maturazione dei tempi di prescrizione delle accuse a carico dell'ex premier. 

Intanto...non cambia niente.

Certo, per un giorno di blocco dei lavori parlamentari non crollerà il mondo, penseranno in molti. In fondo, 24ore di sosta nulla tolgono o aggiungono ai ritardi ventennali che vanta la nostra classe politica rispetto alle riforme che il nostro Paese avrebbe meritato per non cadere nel baratro in cui è finito. Che ci fossero due Italie in una, era cosa risaputa. Non c'era certamente bisogno del caso Berlusconi per scoprire che i potentati economici e politici non hanno mai avuto, al di là dell’estetica nel proporsi, bandiere diverse tra di loro, bensì esclusivamente interessi di parte e soltanto un labile senso dello Stato e delle Istituzioni.                                                                                                                      

Le conflittualità tra le formazioni politiche dominanti, comprese quelle di necessario supporto, sono state sempre lo specchietto delle allodole, una recita collaudata in occasione, soprattutto, delle consultazioni elettorali, quando il ricatto e la circuizione dell'elettore rappresentano la vanificazione estrema del voto democratico nel nostro Paese. E qui abbiamo l'altra Italia, quella più ampia e numerosa, vittima delle soggioganti forze occulte e non, che hanno fatto precipitare il Paese nello stato drammatico in cui oggi versa. 

Disoccupazione galoppante.

Mediamente 1 giovane su 3 non ha un lavoro. Ovviamente il peso della disoccupazione dilagante non sfiora neppure quell'Italia che ha in pugno l'intero Paese e che fino a ieri aveva nel ceto medio il diaframma protettivo che oggi invece sta venendo sempre meno. Infatti, gli effetti della recessione economica hanno tolto anche ai redditi finora rassicuranti la capacità di spesa che, in modo decisivo, consente di tenere i motori accesi in qualsiasi settore dell'economia. Ebbene, di fronte a una vecchia classe politica che non trova più nemmeno una foglia di fico per potersi coprire, ma che con rabbia velata di ipocrisia  vuole restare in sella, sembra intravedersi una forza reattiva, che potrebbe trasformarsi in vero ottimismo, della società civile, pronta per una ripartenza sempre meno lontana anche se ancora molto dura da raggiungere.

Italia, rialzati!

Insomma, vorremmo che finalmente si potesse dire che non tutto il male viene per nuocere, ma ancora una volta, molto, forse tutto, dipende da noi e dalle nostre scelte. C’è una persona a cui gli italiani operosi e onesti pensano con affetto e partecipazione in questi momenti. E’ il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che ha accettato la rielezione a capo della Stato, forse, non tanto perché convinto dell’improvvisa e miracolata redenzione, o promesse di fare da bravi, dei partiti, quanto perché mosso da un senso di responsabilità estremo nei confronti del Paese e degli italiani.