"Io sono il costume più bello.  disse con vezzo il costume di Desulo  Sono il più colorato tra i costumi sardi. I miei colori sgargianti mi rendono unico. Sono un intarsio di arancio azzurro e giallo. La mia cuffietta, su cuguddu, è simbolo di queste montagne adorate. Le carianas si chiudono a fiocco nel mio mento. E le trecce mi accompagnano. E il mio ricamo mi colora nelle fredde e lunghe sere di inverno."

"Zitto tu! Che pari jugoslavo! — rispose il costume di Tonara  Assomigli ai costumi del Montenegro. Chissà da dove sei venuto! Io sono più sobrio, elegante: la mia gonna abratzeddu plissettata svolazza e danza allegra quando ballo: le mie alettas, intagli del mio prezioso bustino di broccato, sono incredibilmente simmetriche; il mio rosso porpora mi fa assomigliare ad una regina. E il mio scialle è un meraviglioso tappeto di fiori variopinti! Sono io il più bello e prezioso!"

"Sono io il più austero e rappresento la fierezza dell'essere sardo: sono Orgosolo, e il mio grembiale s'antalena sembra un totem, scolpito di gigli stilizzati. Avvolgo i miei visi fieri come le arabe. Con uno splendido lionzu di seta pura. Che mi cela agli occhi indiscreti. Rappresento l'essenza dell'essere sardo."

"Sono io il più bello — disse Tempio  nero ed austero, di seta damascata; le mie figlie sembrano monache d'altri tempi. Ed il portamento mi distingue tra tutti!"

"Ma no! Sono io il più ricco