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C’è un momento tra la notte e il giorno che non è più né notte né giorno: è in quell’istante tra il buio e la luce che Andrea si è spento il 17 ottobre di dieci anni fa.
Il suo canto è ancori li, tra le maglie del tempo, nitido come le trasparenze della sera.
Il suo “volo” ha attraversato leggero come una carezza gli scavi dell’anima, rivelandone le segrete vie.
Ha marcato di se quel che resta del suo viaggio: le donne che hanno placato la sua smania di riversare amore e che ancora lo amano, le vite che ha seminato, le canzoni mai replicate e sempre inedite di verità.
Il volto consumato come il corpo dell’ultimo Andrea, evoca in tutti la forza di chi ha dedicato alla musica il suo estremo respiro anche quando quel brandello di fiato si scagliava contro la sua voglia di vivere, con inesorabile violenza.
I colori dell’addio riflettono lucidi nell’immagine di un uomo che non ha mai tradito i suoi sogni e la sua dignità.
Per me Andrea è stato uno di quegli incontri che non smettono di appartenermi.
Era di “tanti” ma con ognuno aveva saputo instaurare qualcosa che non era degli “altri”.
Amava il contatto diretto.
La sua umanità è stata grande quanto la forza del suo cantare.
Giuliano Marongiu
Cagliari 17 ottobre 2016