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Greek Prime Minister Alexis Tsipras addresses a news conference after a European Union leaders summit in Brussels February 12, 2015. Tsipras said on Thursday his goal was a transition to a new financing programme and that he had made progress at his first European Union summit. Picture taken February 12, 2015. REUTERS/Francois Lenoir (BELGIUM - Tags: POLITICS BUSINESS HEADSHOT)
"Angela d'Asburgo" è furibonda. E' schiumante di rabbia dopo il risultato del voto greco, tanto che, da giorni non chiude occhio al pensiero di chi pagherà il conto. “Come ha osato quell'impavido e ignorante giovinastro sfidare la mia grande corte europea?” Ma soprattutto: “ ma lo vedi Francois, lo vedi? Guardalo come fa le fusa con quel prepotente di Putin.”
I greci, di contro, non ne vogliono sapere di pagare alcunché. Pretendono di riprendere la loro vita normale e soprattutto chiedono di poter accedere ai loro risparmi di una vita. Tremano al pensiero di non poter usare l'auto per mancanza di benzina, oppure non potersi scaldare quando il generale inverno, se pur mitigato dalla latitudine, busserà alla porta. Cosi sguinzagliano Alexis, che se la dovrà vedere con quel mastino tedesco che non intende cedere di un millimetro dalla linea del rigore. Vuole i suoi soldi Angela, quasi fosse una cassiera dell'osteria, alla quale nulla importa se l'avventore ha problemi con le bollette della luce o non riesce neppure a dar da mangiare ai suoi figlioli.
L'avventore è sfiancato dai debiti, non sa più a quale santo prostrarsi per pagare quanto ha dovuto imprestare in questi ultimi, maledettissimi, anni di crisi. Cosi decide di cercare un garante che possa aiutarlo a riconquistare un immagine di affidabilità agli occhi degli investitori internazionali. I quali potrebbero anche essere interessati a grassi guadagni se si dovesse tornare alla Dracma ed a titoli di stato ellenici, ma se questi fossero garantiti da un protettore più solido e ricco.
La macchinetta per stampare moneta sta già scaldando i motori, ma il problema è che questo garante vuole qualcosa in cambio. La situazione ucraina non è ancora risolta, il tira e molla tra la corte d'Asburgo e il nuovo Zar rischia di diventare perpetuo, con tutte le conseguenze per l'economia russa e il passaggio del gas per i vari lidi europei. Il passaggio dei gasdotti russi dalla terra di Socrate potrebbe risolvere il problema di Tsipras nell'immediato. Ma ciò significherebbe porsi sotto l'ala di un protettorato russo, al quale il duo Merkel-Obama è andato a pestare i calli tentando di togliergli la via del mare in Crimea e poi, non riuscendo in quell'intento, ostacolando il traffico del gas dall'Ucraina.
Intanto in Ungheria si sollevano muri di filo spinato alti 4 metri, perché nessuno, la Germania per prima, non vuole accollarsi i migranti. La Finlandia invece dal canto suo ha richiamato 300.000 riservisti intimando loro di tenersi pronti in caso di guerra.
L'aria che si respira non è certo quella dei proclami dei trattati europei o istitutivi dell'ONU, nei quali si parla di pace ma anche di solidarietà verso i paesi che hanno bisogno. Ci ricorda quella respirata prima di liberarci di un pazzo dall'aria smilza e con baffi che nascondevano una malvagità inimmaginabile. A lui piacevano i carri armati e le camere a gas. Oggi una signora un pochino più in carne e senza baffi (parrebbe che la ceretta faccia effetto...) tenta di papparsi tutto utilizzando strumenti più sobri, ma efficaci. Non vuol sentire storie quando si tratta di scucire denari, perché questo farebbe dell'euro una moneta troppo debole, inadatta all'economia tedesca. Accogliere i migranti poi? Non se ne parla nemmeno. Nel suo ordinamento esiste il reato di immigrazione clandestina: “che se li tengano in Italia”!!
Dalla clava alle alabarde, dalla baionetta ai cannoni, dai carri armati alla bomba atomica. Ecco, a quel punto, visto l'effetto Nagasaky, i potenti governanti del mondo avevano stretto il passaggio che tutti i giorni (o quasi), ci permette di eliminare le scorie del cibo che ingurgitiamo. Hanno seriamente temuto che il mondo potesse svanire, evitando in tal modo di dichiararsi guerra a vicenda. Oggi, a distanza di decenni passati a combattere con armi più subdole, si rischia che la pentola esploda, che la fame faccia il suo corso e che il mondo ri