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E’ difficile emettere dei verdetti politici, soprattutto definitivi, sulle amministrative appena concluse, a parte naturalmente gli ulteriori elementi che arriveranno non appena si conosceranno gli esiti dei prossimi ballottaggi. I risultati usciti dalle urne non aggiungono e non tolgono nulla a quanto già non si sapesse o non si potesse prevedere.
E’ stata confermata la scarsa fiducia nei partiti che appoggiano il governo con una rinuncia al voto che ha penalizzato soprattutto il movimento 5 Stelle, reso orfano di quei voti avuti alle recenti elezioni politiche da parte di chi considerò Beppe Grillo un’ultima spiaggia prima di decidere, così come è avvenuto, ti togliergli il credito e di non andare a votare. Evidentemente l’ex comico ha deluso quanti si aspettavano da lui un investimento del successo elettorale del febbraio scorso diverso rispetto a quello che poi è stato il suo atteggiamento nelle estenuanti trattative, tra l’altro finite male, condotte dal Pd per la formazione del nuovo governo subito dopo il voto delle politiche.
Siamo in un Paese in cui la classe politica continua a livellarsi paurosamente verso il basso e fa specie il fatto che non ci sia un partito o comunque una formazione in grado di staccarsi dal gruppo con idee nuove e contenuti in grado di dare speranze concrete ai cittadini. Si può dire che di fronte alle buone intenzioni del governo Letta, in queste amministrative sia prevalsa quella paura in cui l’Italia è sprofondata e dalla quale non basta una pur promettente iniezione di fiducia, rappresentata dal buon lavoro di questi giorni dell’esecutivo, per superarla. In un contesto politico fatto di incertezze e di rapporti tutt’altro che idilliaci tra gli elettori e i rispettivi partiti del bipolarismo, le amministrative appena concluse hanno anche dimostrato, come ammesso dagli stessi grillini e dal loro leader, che il vento che sembrava soffiasse sempre più forte a loro favore, improvvisamente, si sia fermato, almeno per il momento.
Si ingrossa, di contro, il “partito” dell’astensionismo, sintomo, ma non da ora, di quella grave malattia causata dall’eterna “incomprensione” tra i cittadini e una classe politica sempre meno idonea per rappresentarli. La nostra, sembra un’ Italia con il freno a mano che ignoti tirano e rilasciano ad libitum, ovvero a misura di un percorso diverso da quello che porta a un Paese più concretamente democratico e più idoneo per recepire le istanze economico-sociali e di giustizia finora inascoltate. Chissà, che al “capezzale”, o a latere, di un popolo che soffre o che ha paura per una sua buona metà, non ci siano degli ignoti chirurghi-frenatori, attenti alla loro salute e poi, se c’è tempo, a quella degli italiani?
Se così fosse, anche i dati dell’astensionismo più che preoccupare dovrebbero, paradossalmente, incoraggiare: sarebbero un segnale sempre più importante e massiccio della bocciatura dei politici eletti per rappresentare persone e interessi economici e non, estranei alla vita di un Paese che non vuole affondare.