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Per la Sardegna è tutt’altro che una giornata di trionfo, a prescindere dalla graduatoria delle elezioni che si sono svolte domenica scorsa. Tutti gli eletti al consiglio regionale, oggi saranno lì, nella loro roccaforte familiare o politica, a brindare alla vittoria, fosse anche solo quella personale. Tutto condivisibile, non ci fosse, però, mezza Sardegna in lutto.
Circa la metà degli aventi diritto, infatti, non si è recata alle urne, ma questo per la classe politica, compresa quella neoeletta, è un dato elettorale di cui non è il caso di occuparsene più di tanto: non entra nella dinamica politica. Non fa notizia neanche per la stampa in generale, che riduce il dato percentuale dell’astensionismo a una sorta di nota di servizio per il rispetto soltanto dei numeri e null’altro. Però, non è proprio così.
Stavolta, non si può parlare di un’astensione fisiologica, che è da mettere in conto ma che non nasconde fenomeni sociali irrisolti, quali quelli che affliggono oggi il mondo del lavoro e della disoccupazione giovanile in particolare. Dietro l’astensionismo colossale di due giorni fa, c’è una totale sfiducia nella classe politica, ci sono delusione, rabbia, rassegnazione e la disperazione di chi non ce la fa più a pagare quelle tasse che arrivano dentro casa per prevalere crudelmente anche sui beni primari, quelli che servono per vivere, o meglio, ed è il caso di uno sterminato numero di famiglie in difficoltà, per tirare a campare.
Tutto questo si chiama lutto, il resto è insensibilità, egoismo o sconfinata superficialità. La solidarietà reale esiste, ma non è quella sbandierata nei salotti televisivi dai politici sempre in vena di promesse elettorali, bensì quella che non ha canalizzazioni politiche e che nasce dall’animo umano di chi sa rinunciare anche ai suoi beni di prima necessità per aiutare coloro che si trovano in stato di bisogno.
Dunque, c’è poco da esultare, da parte di tutti eletti, che siano della maggioranza o dell’opposizione, al nuovo Consiglio regionale. Piuttosto, c’è da lavorare e duramente, pensando e operando in favore di tutti, ma, forse, soprattutto, proprio di quei cittadini, uno su due, sfiniti da una sfiducia mai interrotta e che domenica scorsa non sono andati a votare.
Francesco Pigliaru è il nuovo governatore della Sardegna. “Sarò il presidente di tutti i sardi”, ha detto soddisfatto. Il suo compito sarà arduo, ma non ci resta che augurargli buon lavoro, nell’interesse di tutti. Il presidente Pigliaru non potrà rinunciare a una benché minima dose delle sue forze potenziali per ridare regolare respiro a un mondo del lavoro dove anche le speranze sono diventate un sogno.