Sono di parte, innegabile perché sono nato e cresciuto lì, però Triei è un paese tanto piccolo quanto stupendo, così come altri della Sardegna, dove tradizione, sobrietà e lavoro convivono in  perfetta armonia.                                                                                                                 Una comunità tranquilla in cui il crimine, ad esempio, è una parola pressoché sconosciuta. Più noti sono, invece, il buon vino, quello prodotto a livello familiare o quello derivato dalla lavorazione condotta direttamente dai compratori dell’uva dei paesi dell’interno, storici clienti in un mercato fatto di rapporti umani e di buon vicinato.                                                                                                           

Non  meno conosciuta è l’ospitalità degli abitanti di Triei. Su strangiu è una persona nobile, vista come potenziale amica di famiglia e da accogliere, quindi, con tutti i riguardi.  I valori della tradizione, de su connottu, i principi e gli esempi ereditati di padre in figlio poco risentono del logorio arrecato dalla società consumistica e frenetica in cui viviamo, perché a Triei c’è anche oggi quell’antica uguaglianza sociale mai dimenticata che ha sempre caratterizzato la bontà dei suoi cittadini.

Con il tempo, naturalmente, molte cose sono cambiate, ma in modo graduale, senza scossoni, sia nel paesaggio, sempre rispettato e reso più usufruibile e godibile, sia nell’assetto architettonico, che divide armonicamente il centro storico dalla periferia, dove, all’ingresso del paese, è stato creato dai giovani in pieno fermento culturale un quadro invitante e accogliente di variopinti colori e di antichi profili.

Come in tutte le più belle favole, però, anche nel paese dove le ginestre in fiore completano le bellezze del paesaggio con una cornice vivace e radicata come il carattere della sua gente, ci sono le ansie e le preoccupazioni. Che nascono, in parte, proprio da quella posizione privilegiata che vede Triei come una località protetta e difesa da quell’aureola forte e rassicurante rappresentata dalla incombente e paterna catena montuosa che domina le vallate e che degrada nelle dolci colline su cui il nostro progenitore ha scelto di adagiarsi e di vivere.

Mi riferisco a quel processo di logoramento, da cui deriva un reale rischio idrogeolo- gico, delle pareti rocciose che costeggiano la parte alta del paese e che, se non sottoposte a interventi adeguati di salvaguardia, potrebbero subire dei cedimenti e creare seri danni, soprattutto, sotto l’insistenza delle piogge. In tal senso, ci sono state già delle avvisaglie nell’inverno scorso.

Ne hanno dato notizia i giornali locali e ne ha parlato recentemente il Tg di Videolina in un ser