È il fenomeno televisivo del momento. La miniserie Braccialetti Rossi, in onda su Rai Uno dallo scorso 26 gennaio, ha conquistato il pubblico italiano, domenica dopo domenica, scalando l'impervia montagna dello share televisivo con la sua trama seducente e ricca di colpi di scena.

La storia, che prende ispirazione dalla serie catalana Polseres Vermelles, è prodotta da Palomar e Rai Fiction e diretta dal regista Giacomo Campiotti che è stato capace di proporre ai telespettatori un complesso viaggio alla scoperta della sofferenza, della malattia e del valore positivo che può assumere anche un’esperienza di dolore.

Braccialetti Rossi racconta infatti le vicende di alcuni ragazzi che, per cause diverse, si trovano ricoverati in ospedale e fanno gruppo per sopravvivere e reagire ad una drammatica esperienza del vivere. Il leader del gruppo è Leo, un adolescente malato di cancro, che suggella l’amicizia con gli altri componenti regalando ad ognuno di loro uno dei tanti braccialetti rossi accumulati dopo ogni intervento chirurgico nella sua lunga esperienza ospedaliera.

È così che le storie di Leo, Vale, Cris, Davide, Rocco e Toni si intrecciano fra loro dando vita ad un affresco di emozioni, insicurezze, cadute e rinascite in cui chiunque si può riconoscere.

Domenica 2 marzo andrà in onda la sesta e ultima puntata della fiction e così Sardegna Live ha pensato di contattare l’attrice Francesca Valtorta che interpreta nella serie il ruolo di Carola, la sorella maggiore di Cris (una ragazza anoressica). Il rapporto tra le due è reso difficile dalla particolare situazione di Cris che combatte contro un male così attuale ai nostri giorni. Francesca, in questa intervista, ci racconta del suo lavoro nel cast di Braccialetti Rossi, delle sue impressioni e delle sue aspettative per il futuro…

- Lo share televisivo della serie è andato in crescendo, dal 20% a quasi il 25%, vi aspettavate questa risposta del pubblico?

- Io sinceramente me lo aspettavo, soprattutto dopo dopo aver assistito alla proiezione della prima puntata all'Auditorium davanti a centinaia di ragazzi. La loro reazione è stata sorprendente, risate e commozione si percepivano fortissime e spontaneie. Ma non è stato un caso, Carlo Degli Esposti e la Rai hanno creduto fin dall inizio moltissimo a questo progetto e hanno investito moltissimo, non intendo in termini economici ma qualitativi. Per esempio, hanno puntato molto sul coinvolgimento interattivo del pubblico, creando una pagina Facebook costantemente aggiornata  e capace di stimolare un dibattito. Tutto questo impegno ha dato i suoi frutti, la qualità paga!

- Il film racconta la storia di alcuni adolescenti che convivono quotidianamente con malattie e disturbi molto attuali come l'anoressia, il cancro. C'era il rischio che l'opinione pubblica si scandalizzasse di fronte alla messa in onda di una fiction di questo genere e, se sì, perché non lo ha fatto?

- Sicuramente il rischio c'era. Non tanto che il pubblico si scandalizzasse , ma che non avesse voglia di essere coinvolto da emozioni così dolorose. Spesso la sera davanti alla tv ci si vuole distrarre. Invece per fortuna ha vinto il messaggio forte di questa storia, e cioè che non bisogna avere paura o vergognarsi di affrontare temi come la malattia e il dolore. E il fatto che il pubblico sia composto per la maggior parte da giovani, è ancor più una vittoria.

3- Il regista Giacomo Campiotti ha detto che questa serie tv è una sorta di 'Ragazzi della Via Pàl' dei nostri giorni con però elementi nuovi di spiritualità, di magia, di possibilità infinite. Che ne pensi?

- Penso che Giacomo abbia perfettamente ragione: quella di Braccialetti Rossi non è una storia su un gruppo di ragazzi, ma un vero e proprio viaggio di crescita vissuto esclusivamente dal loro punto di vista. È per questa ragione che non stona affatto l'elemento "magico", ma anzi si inserisce perfettamente nelle dinamiche dei ragazzi. Loro ci credono, e noi con loro. 

4- Quanto ha influito l'energia dei giovani protagonisti nella buona riusc