A tu per tu con Gianmarco Tognazzi, tra i protagonisti di Viaggio sola, diretto dalla sorella Maria Sole. Già a suo tempo abbiamo recensito il film, descrivendolo come pellicola rivelazione dell'anno. La cerimonia dei Nastri d'argento ha confermato il trend positivissimo ai botteghini: premio come 'Miglior commedia 2013' e riconoscimento speciale a Sole come 'Personaggio dell'anno'. Gianmarco è un fiume in piena di aneddoti, davvero gustosi da ascoltare e da leggere. Un'occasione, questa intervista, per ricordare ancora una volta la straordinaria figura del papà Ugo. Il quale non amava la retorica perciò, statene certi, avrebbe avuto da ridire sull'aggettivo straordinario.

 

Il successo ai botteghini di Viaggio sola ci ha sorpresi tutti. Una piacevole sorpresa.

Certamente un consenso di queste proporzioni era inaspettato: non è un film inquadrabile in un genere, mentre in Italia vanno più forte le pellicole identificabili in una casella ben precisa. È una commedia, certo,  ma inoltre ha tutta una serie di dinamiche interne che curiosamente riescono a coinvolgere anche il pubblico maschile. Altra curiosità: il film è partito forte da subito, senza alcuna particolare campagna pubblicitaria. Quindi una serie di coincidenze fortunate, che certamente nel nostro mestiere sono importanti.

Tra te e Maria Sole chi è più UGOcentrico?

Se per Ugocentrico ci riferiamo alla somiglianza caratteriale con nostro padre probabilmente direi io, nel senso che come papà amo essere al centro dell'attenzione stando davanti alla macchina da presa. Però tutti in famiglia abbiamo una componente di Ugo, è inevitabile. Sole era molto timida ma negli anni è diventata molto più estroversa, gestisce con disinvoltura il rapporto col pubblico. Eppure, ti dirò, è rimasta molto riservata: finché la sceneggiatura che ha scritto non è definitiva persino io che sono fratello vengo a sapere poco. La verità è che è una donna dalle idee molto chiare, sa dove vuole andare a parare e i risultati dimostrano che ha scelto l'approccio giusto.

Le regie di Ugo (Il mantenuto, Il fischio al naso, Sissignore) si distinguevano per il registro decisamente grottesco. Maria Sole sembra abbia imboccato un'altra direzione.

Sicuramente ha uno stile differente rispetto a Ugo ma è un bene che sia così, significa che ha una personalità molto forte e autonoma. Nostro fratello Thomas ha diretto un film che in un certo senso si ispirava alle trame grottesche di Ugo: si chiamava SOS, io ero il protagonista. Andò benissimo in Norvegia, in Italia non è stato distribuito -non chiedermi il perché, sono le bizzarrie della distribuzione italiana. Il punto fondamentale comunque è che tutti abbiamo un tale rispetto nei confronti di nostro padre che nessuno ha cercato l'emulazione.

Anche se devo dire che vederti così vicino è emozionante, perché ritrovo gli occhi di Ugo, la mimica di Ugo, la simpatia di Ugo.

Se tutto questo arriva in maniera involontaria va bene, ma pensa se io gli facessi il verso, sembrerei un deficiente. Tutto ciò che di positivo che proviene dal bagaglio genetico lo accettiamo volentieri. Per il resto, non era certo un padre tradizionale, era più figlio dei suoi figli. Abbiamo appreso però tante cose  osservando le sue gioie, le sue delusioni, il suo attaccamento alla professionalità. Anche nel rapporto che aveva con la cucina c'era una visceralità sua, anche se vuoi una onestà intellettuale, un gusto per il rischio che crediamo di aver ereditato. Non nella cucina, per fortuna.

Effettivamente, pur essendo conosciuto come cuoco, alcuni sostengono che facesse dei piatti spericolati, un po' troppo sperimentali.

Sì lui era uno sperimentatore in cucina, tant'è che questo gusto dell'innovazione culinaria a tutti i costi lo portava anche a cucinare delle robe indigeribili. Organizzava le cene coi 'dodici apostoli', gli amici a cui era più legato. Alla fine del pasto lui proponeva una sorta di pagella, i commensali dovevano esprimere il proprio giudizio sul piatto: una volta, fece l'en plein di GRANDISSIMA CAGATA. Erano in confidenza, si divertivano ad essere sinceri con lui.

Si dice che tu avessi il ruolo di assaggiatore ufficiale.

Purtroppo mi toccava, anche quando pigliava delle toppate clamorose. Una volta uscivo da un'epatite virale, ero in un decorso per cui avrei dovuto mangiare cose semplici e leggere. Purtroppo prese lui l'iniziativa e mi fece un piatto con l'erba di San Pietro. Ora, devi sapere che l'erba di San Pietro è una delle erbe più amare del mondo: toppò completamente esagerando nella dose! Io sputavo e lui mi sfotteva: “Ma non rompere i coglioni, non capisci un cazzo di cucina!”. Allora  ribattei: “Ma scusa, assaggiala, vedrai..”. Alla fine la assaggiò, finalmente ammise: “Ma è una merda! Va bè, a monte a monte...Forse ho sbagliato nella dose..”. Se la cavava sempre con un semplice 'a monte, a monte'.

Sei nato a Roma, ma ti senti nordico dentro.

Assolutamente sì. Io ho vissuto tre anni a Galliate Lombardo, vicino Varese, perché papà in quegli anni -fine Sessanta, inizio Settanta- girò un bel po' di film qui a Milano, allora ci trasferimmo in questa casa che aveva costruito per suo padre, nonno Gildo -che poi appare anche nel Fischio al naso. Tutto il periodo invernale lo trascorrevamo in quella casa, ho fatto anche l'asilo a Galliate.  Milano, per un patito milanista come me era il sogno proibito:  tutte le settimane arrivavo qui in città di nascosto, per seguire la squadra del cuore. Con Ugo, che pure mi rimproverava per queste fughe in treno, c'era la comune passione rossonera.

Ma non era anche tifoso della Cremonese?

Era milanista fino al midollo. Quando la Cremonese andò in serie A era diventata la sua 'amante', ma la moglie era il Milan. Per quanto mi riguarda, ho fatto i miei sette anni in curva, dai quattordici ai ventuno.

Parliamo del rapporto che aveva coi 'colonnelli' della Commedia all'italiana (Sordi, Gassman, Mastroianni, Manfredi).

C'era una sana rivalità con tre dei quattro. Con Manfredi invece non c'era un buon rapporto. Il motivo è che Ugo non ha mai disdegnato di andare a fare le parti piccole dove era protagonista Manfredi (esempi Straziami ma di baci saziami, Il padre di famiglia, La mazzetta), ma non capitava mai la situazione inversa. Ugo sentiva da parte di Nino un senso di superiorità, mentre lui si è sempre posto alla pari coi colleghi. Umanamente era molto legato a Vittorio e Marcello, si frequentava con loro più di quanto si frequentasse con Sordi.

Vabbè, ma Sordi faceva una vita in generale molto riservata.

È vero, però quando lo abbiamo frequentato devo dire che è stato molto, molto carino.

Come va la tua attività teatrale?

Purtroppo ho dovuto subire una 'sola' mica da ridere. Stavo recitando in Nemico del popolo di Ibsen: è stata la produzione a fermare la tournée  e non io -come invece è stato dichiarato, diffamandomi non solo nel circuito teatrale ma anche sui giornali. Ho imparato da mio padre ad essere una persona onesta quindi ci tengo che si dica la verità, anche su questa faccenda. Penso di riprenderlo l'anno prossimo a Roma con Bruno Armando per rilanciarlo e vedere se è possibile portarlo in scena la stagione successiva. Tra l'altro è uno spettacolo in cui si parla di quando si accusa qualcuno che ha fatto qualcosa di buono, esattamente ciò che è successo a me: abbiamo vissuto nella compagnia ciò che  andavamo a denunciare sul palco, questo è il paradosso incredibile. Poi addirittura con le stesse dinamiche: nella pièce si parla di un fratello che denuncia un altro fratello, qui ci siamo ritrovati ad essere ribaltati dalla produzione che ci ha prodotto.

Cose che purtroppo capitano nell'ambiente teatrale.

E che non dovrebbero mai accadere, bisogna sempre ricordarlo.