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Anche quando si muove in punta di piedi, il suo passo è un evento, ne parlano tutti. Pure ora che ha annunciato di non poter più ricoprire l’incarico di team manager della squadra azzurra. La sua immagine è quella di un monumento del calcio, di quel calcio che negli appuntamenti settimanali si trasforma in un fenomeno sociale che coinvolge, volenti o nolenti, in un' unica passione, partecipazione o attenzione, gli italiani di ogni dove. Ecco chi è Gigi Riva. Ai tempi in cui giocava, poi, dai bambini ai più anziani, tutti ne se seguivano il personaggio e le sue gesta, dal campidano alla barbagia, dall’ogliastra alla gallura e al logudoro, per limitarci alla Sardegna, alla sua Sardegna, come ama dire lui. Erano i tempi di molta radio e poca televisione. Chi entrava nelle case era “tutto il calcio minuto per minuto”, seguito anche nelle campagne e nei pascoli da chi per un giorno alla settimana si sentiva unito agli altri sardi e italiani da un dialogo invisibile che riscattava spesso differenze e distanze altrimenti troppo lontane. “Traversone di Greatti dalla sinistra, s’impenna Riva in rovesciata e gol…..”. Erano le parole e la voce rauca di Sandro Ciotti che facevano saltare dalla sedia chi aveva davanti agli occhi un immaginario campo di calcio con tanti giocatori e uno su tutti, Gigi Riva, o “rombo di tuono”, secondo Gianni Brera, altro giornalista che aveva creato intorno al campione una figura epica e in quanto tale intramontabile. Ora, a 70 anni, in punta di piedi, ha annunciato l’abbandono della nazionale: una vita insieme. Il distacco è solo in senso fisico, ovviamente, data l’età e gli acciacchi dovuti all’attività di chi imperversava nelle aree di rigore avversarie incappando spesso, mal protetto dagli dei, in difensori senza scrupoli che mancando la palla sbattevano irrimediabilmente, lasciando anche indelebili segni, contro il suo fisico scultoreo e possente. Riva è la maglia azzurra per antonomasia, con il suo record ancora imbattuto di 35 gol segnati e con al passivo un infortunio gravissimo, la rottura di tibia e perone della gamba destra, causatogli da un rude quanto improvvisato difensore della nazionale austriaca che di mestiere faceva il postino. Gli auguri per il sempre azzurro n. 11 dell’Italia del calcio sono per 100 e più anni. Capiterà ancora che senza volerlo e in punta di piedi, Gigi Riva faccia parlare di sé. E’ la sorte dei campioni, quando sono tali in campo e fuori.