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E' dei giorni scorsi, la notizia con la quale si sbandierava ai quattro venti, il contenuto della conversazione telefonica intercorsa tra il Presidente della Regione Puglia e l'Ing. Girolamo Archinà, braccio destro del magnate milanese proprietario delle acciaierie Ilva. Nikita rideva divertito e si congratulava con l'ingegnere, per lo scatto felino con cui è riuscito a strappare il microfono al malcapitato cronista che intervistava il Sig. Riva.
Il patron tentennava, nel rispondere all'irriverente cronista, che lo incalzava con domande relative ai tumori riconducibili all'inquinamento prodotto dalla ex Italsider. Cosi Girolamo non ci ha pensato due volte provvedendo d'istinto a chiudere la faccenda. Il Nicola Presidente non ha avuto tentennamenti nel chiamare il “soprastante” di questa famigliola di ex raccoglitori di rottami che hanno fatto fortuna come lo zio d'America.
Da buon padre di famiglia dei pugliesi ha giustamente timore che i “rottamai” abbandonino il campo, lasciando in miseria un'intera regione. Nikita mostra riverenza per “il padrone”, rivelandosi accomodante nella sua privata conversazione telefonica. Il suo è un comportamento logico, per chi ha a cuore il benessere del suo popolo, ma non tutti sono d'accordo. Qualcuno solo oggi, dopo quasi cinquant'anni, si accorge che questa fabbrica, una delle più grandi in Europa, inquina.
Cosi agisce ben determinato a distruggerla, chissà perché o chissà per chi. Non le importa se distrugge non solo una fabbrica, ma un intero sistema economico con ripercussioni planetarie. Nichi va quindi tolto di mezzo, probabilmente è di disturbo. Modellare un colloquio telefonico in modo da far apparire il soggetto insensibile davanti ai morti di tumore, è un gioco da ragazzi.
Il testo unico conosciuto anche come legge sulla privacy, il D.L. Del 30 giugno 2003, n. 196, il quale al comma 1 dell'art 169 recita:
1. Chiunque, essendovi tenuto, omette di adottare le misure minime
previste dall'articolo 33 e' punito con l'arresto sino a due anni o
con l'ammenda da diecimila euro a cinquantamila euro.
Art. 33 - 1.Nel quadro dei piu' generali obblighi di sicurezza di cui all'articolo 31, o previsti da speciali disposizioni, i titolari del trattamento sono comunque tenuti ad adottare le misure minime individuate nel presente capo o ai sensi dell'articolo 58, comma 3,volte ad assicurare un livello minimo di protezione dei dati personali.
Questa è la legge, la quale in caso di dati sensibili prevede pene più severe che in alcuni casi arrivano a 8 anni di carcere. Ci chiediamo dunque, come sia possibile poter sbandierare ai quattro venti gli “affaracci” di chiunque, senza che un responsabile venga mai a galla? Matteo dal palco della Leopolda, Giorgio da quello del quirinale, Silvio da quello della Pascale, parlano di riforma della giustizia. Ognuno a suo uso e costume.
Angelo Panebianco, giornalista del corriere della sera ad agosto di quest'anno, constatava lo squilibrio di potenza: “come può un potere debole e diviso imporre una «riforma» a un potere molto più forte (e molto più unito) contro la volontà di quest'ultimo? La magistratura è l'unico «potere forte» oggi esistente in questo Paese e lo è perché tutti gli altri poteri, a cominciare da quello politico, sono deboli. Non permetterà mai al potere debole, al potere politico, di riformarla.
La classe politica, in tanti anni, non è r