Scorrono ancora nella mente di tutti le immagini che hanno sommerso la Sardegna di dolore.

Un’alluvione che ha travolto vite, case, cose.

Sono passati pochi mesi, ma il tempo che cancella e stordisce i ricordi, fa apparire lontani quei fatti che hanno piegato la Sardegna che non fa più notizia.

I sardi non si piangono addosso: reagiscono e si rimboccano le maniche. Faticano e zoppicando riprendono a camminare piano.

Sono grati agli altri sardi e a coloro che in ogni luogo si sono organizzati per arginare l’emergenza: quel poco che si aveva lo si è messo a disposizione per chi non aveva più. Un’immersione d’amore che ha scolpito i cuori di tanti.

Quel che disturba è l’assenza di “altri”, di quelli che invece potevano fare e che ancora non hanno fatto. I fondi della ricostruzione ancora non si vedono.

Abbiamo assistito alla passerella della prima ora, con il fango che ancora colorava di sporco tutto quel che attraversava, con le alte cariche istituzionali e i politicanti del poco che “esprimevano” solidarietà.

Alle parole si sono accompagnati pochi fatti e per nulla incisivi.

Questa mattina è arrivata un’altra brutta conferma, che ci offende.

Al buon cuore di Antonio Casu, direttore della biblioteca della Camera dei Deputati e olbiese di origine, il quale aveva promosso una colletta tra i deputati del Palazzo, nessuno ha voluto dare un contributo, tranne i suoi colleghi che certamente non percepiscono i lauti guadagni dei nostri cari onorevoli.

Fiorello, questa mattina alla radio, rideva dei 5.000 euro raccolti alla Camera, in favore delle persone colpite dall’alluvione, quantificando in 8 euro a testa il valore della generosità dei nostri rappresentanti.

Va corretto il tiro: quei pochi danari sono il frutto di una donazione spontanea che dipendenti e funzionari hanno pensato di mettere insieme, mentre l’accattonaggio dei rappresentanti di tutto l’arco istituzionale, nessuno escluso, rasenta lo zero in termini di raccolta fondi.

A “larghe intese”, opposizione compresa, la nostra più totale indignazione.