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È di pochi giorni fa la manifestazione dinanzi agli uffici dell'Igiene Pubblica della ASL di Carbonia che ha avuto lo scopo di avere chiarimenti in merito all’ottenimento del Green pass, dopo l’ordinanza del 2 febbraio scorso della Regione Sardegna
Alla base della protesta, la necessità di numerosi cittadini di ottenere il certificato di guarigione da coronavirus, dopo aver eseguito i tamponi necessari alla diagnosi. Sembrerebbe che gli uffici, in alcuni casi, non potessero rilasciare la certificazione in quanto non legittima alla luce dell'ordinanza del 2 febbraio della Regione Sardegna. Per calmare gli animi più accesi sono dovuti intervenire i carabinieri chiamati dai dipendenti ASL.
Abbiamo chiesto al Dottor Paolo Zandara, segretario regionale del sindacato SISPe, un chiarimento sulla delicata situazione.
Buongiorno Dottor Zandara ci può dare una spiegazione più dettagliata riguardo alla situazione che si è venuta a creare?
“Volentieri perché è giusto che arrivi un messaggio corretto alle persone coinvolte in questa spiacevole situazione. In sostanza, il problema è l'ordinanza del 2 febbraio che equiparava i tamponi antigenici, eseguiti presso farmacie o laboratori convenzionati o dal proprio medico o pediatra, a quelli molecolari eseguiti dalla ASL per la diagnosi e la guarigione da infezione da covid-19. Purtroppo l'ordinanza emessa il giorno 2 febbraio non aveva valore retroattivo. Questo lascia una fascia di persone in balia della burocrazia più cieca. Infatti, dato che il SISP, l'organismo preposto all'esecuzione dei tamponi molecolari pur correttamente informato, tardava di diversi giorni o non convocava le persone segnalate. In tanti quindi si sono recati presso i laboratori convenzionati per eseguire il tampone antigenico.
Quindi questo cosa ha comportato?
“Ha comportato che il SISP non ritiene malati tutti coloro che hanno eseguito il tampone antigenico a pagamento prima del 2 febbraio presso farmacie o laboratori, il medico di conseguenza non può rilasciare certificato di guarigione in quanto queste persone non risultano malate dato che all’ordinanza non è stato dato valore retroattivo al mese di Gennaio”
Sembrerebbe che il SISP abbia invitato le persone con questa problematica a rivolgersi al proprio medico di famiglia o al pediatra. Però sembra che questi ultimi non vogliano procedere al rilascio del certificato di guarigione, perchè?
“Effettivamente è qui il paradosso, sembra che ci sia stata questa indicazione. E voglio segnalare questo controsenso: se si reputa illegittima la certificazione così rilasciata, perché suggerire alle persone di andare a chiedere al proprio medico di commettere un reato e fare un certificato illegittimo? Questo nonostante sia stato proprio il SISP a non riuscire ad eseguire tempestivamente i tamponi molecolari, pur comprendendo la mole di lavoro che si è riversata su loro, sia chiaro”.
Pertanto, quali sono state le indicazioni che il sindacato ha dato agli iscritti?
“Per il pregresso, l’indicazione di procedere al rilascio del Green Pass, prioritariamente ai propri pazienti a cui avevano eseguito il tampone antigenico in studio. Ovviamente non possiamo dare ufficialmente indicazione di compiere un atto che qualcuno reputa illegittimo. Per la situazione attuale, a far data dal 2 Febbraio, diamo indicazione di comportarsi secondo coscienza. Tuttavia non possiamo nascondere che talvolta la procedura è più lunga del previsto, che il carico di lavoro burocratico è diventato predominante, pertanto farsi carico di una incombenza ulteriore , anche se retribuita, può diventare impossibile”.
Il tampone può essere effettuato anche presso lo studio del proprio pediatra di famiglia?
“Si può essere effettuato anche se in regime di libera professione”.
Il Green pass invece viene rilasciato gratuitamente?
“No, anche il certificato verde rientra tra prestazioni in regime di libera professione”.
Per quale motivo quindi i medici di famiglia e pediatri rifiutano di eseguire questa prestazione, tra l'altro retribuita?
“Prestazione comunque sempre eseguibile a discrezione del medico. Sembrerebbe un controsenso andare contro i propri interessi, tuttavia non si può fare a cuor leggero una certificazione quando, chi dovrebbe lascia intendere che è un atto che cade in un vuoto legislativo, che si tratta di un'azione illegale. Se è possibile, vorrei anche fare un’ulteriore precisazione: in questo periodo purtroppo sulla figura del pediatra di famiglia convergono tutte le richieste che emergono dal territorio; per qualsiasi esigenza viene sempre consigliato di rivolgersi al proprio pediatra di famiglia, anche per tante attività che non sono comprese nelle loro mansioni secondo il contratto. Si è caricata l’attività medica con una marea di incombenze burocratiche, senza dimenticare che non bisogna abbassare la guardia per le patologie e per la prevenzione. Ricordo ancora che gli unici a stare in prima linea nella lotta al COVID sul territorio, rimangono i Pediatri di Famiglia che coordinano terapie, USCA e 118. Travolti, insieme a genitori e scuole, dipendenti scolastici e agli stessi pediatri ospedalieri da decreti che cambiano nel giro di pochi giorni e che pongono di fronte a situazioni contrastanti e complesse, talvolta difficili da interpretare. Tuttavia sono fiducioso che si possano superare queste situazioni e, comunque tutti stanno dando il massimo nelle loro rispettive competenze SISP compreso, che avrebbe avuto necessità di incremento del personale. Come pure sono lieto di constatare che la pandemia si diffonde più velocemente, ma morde meno come gravità”.