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“Chi, a ogni gita al Cairo, dopo i selfie e i salamelecchi di rito, si riempie la bocca di ‘collaborazione’ dovrebbe spiegare agli italiani perché tornano a casa sempre a mani vuote, incapaci di farsi dare anche solo 4 indirizzi”.
Sono parole piene di rabbia e di una profonda e inspiegabile sofferenza quelle di Paola e Claudio, i genitori di Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano trovato morto sette anni fa in Egitto. Ne parla Fanpage in una articolo della giornalista Susanna Picone.
“Sette anni. Chissà cosa hanno tutti da nascondere per ostacolare la verità con tanta oltraggiosa determinazione. Abbiamo i nomi, abbiamo i volti di quattro tra i molti artifici di ‘tutto il male del mondo'. Ci manca la loro elezione di domicilio per celebrare finalmente un processo in Italia”.
“Sarebbe più dignitoso tacere - continuano i genitori del povero ragazzo - A furia di stringere le mani (e vendere armi) ai dittatori si rischia di trovarsi insanguinate anche le proprie. E di offendere la nostra dignità”.
Il corpo senza vita di Giulio venne ritrovato sfigurato lungo l'autostrada che collega Il Cairo e Alessandria.
Secondo quanto riporta Fanpage, gli investigatori sono convinti che “Giulio Regeni sia stato torturato e ucciso dopo esser stato segnalato come spia alla National Security dal sindacalista degli ambulanti, Mohammed Abdallah, con il quale era entrato in contatto per i suoi studi. Sotto accusa ci sono Tariq Sabir, Athar Kamel Mohamed Ibrahim, Uhsam Helmi e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif. Tutti rispondono di sequestro di persona, Abdelal Sharif anche di lesioni e concorso nell'omicidio”.
Il processo è però al momento sospeso.