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Sta per iniziare il mese di marzo, un mese portale, uno dei momenti più forti e significativi di questo 2023. Saturno si avvicina sempre di più ai Pesci, segno nel quale entrerà il 7 di marzo, lo stesso giorno della Luna piena nel segno della Vergine. Qui il Dio del Tempo, il vecchio saggio, ci ricorda che siamo venuti sulla Terra a sperimentare la separazione per poi ritornare all’Unità. Durante questo transito avremo l’opportunità di ricordare che siamo Coscienze eterne incarnate in corpi fisici, di farne esperienza e costruire una nuova realtà sulla base di questa nuova identificazione.
Nel frattempo, Mercurio entra nel segno dei Pesci aprendoci alla possibilità di connetterci al Wi-Fi universale e di scaricare informazioni preziose, direttamente dai piani superiori dell’esistenza. La mente fisica si espande e si confonde, forse anche un po’, nel mare magnum delle connessioni e le intuizioni, una comunicazione che funziona per simboli, telepatica, artistica, ispirata. La meditazione, la musica, l’arte, gli oracoli sono le pratiche dove questo Mercurio elargisce i suoi doni.
Venere fa il suo incontro con Giove, nel segno dell’Ariete, una connessione che espande la voglia di avventura, di scoperta e di piacere, l’abbondanza, il valore e l’amore, verso sé stesse e l’altro, fra le altre cose. Il giorno dopo a questa congiunzione, si unisce a Chirone e qui, ad espandersi, è la ferita.
Quando Chirone tocca un pianeta, l’archetipo che esso rappresenta si percepisce menomato, sbagliato, ferito. Quando si tratta di Venere ci sentiamo ferite nella nostra autostima, nel riconoscimento del valore che scambiamo con il mondo, nella nostra capacità di amare ed essere amate, di provare piacere, nella relazione con la materia, la prosperità, il corpo e l’incarnazione. Nell’Ariete nella nostra capacità di andarci a prendere quello che vogliamo, di definire i limiti, di dire di no quando è no e sì quando è sì, di essere noi stesse, autentiche, spontanee e coraggiose.
Con Giove presente, è un’opportunità preziosa per capire il senso della nostra ferita, darle voce, comprenderla, recuperare la verità e il proposito che custodisce, accettarla. In questo modo, una volta entrate nell’occhio del ciclone, profondamente immerse in quel dolore che fino ad un attimo prima ci terrorizzava, ci renderemo conto che esso è solo una costruzione mentale che è stata utile per accedere alla consapevolezza che ora ci libera.