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La prima cosa che la ministra Josefa Idem sembra abbia capito entrando in politica è che non ci si debba mai dimettere. Certo non è stata fortunata, è inciampata subito sull’Imu (ma lei dice di non essere commercialista), però, se non ha intenzione di lasciare l’incarico, è da capire. Come, in un’Italia dove nessuno si dimette, proprio io devo farlo? Così sembra la pensi l’ex campionessa mondiale e olimpica di kayak, dicendosi persona onesta e pronta a riparare i danni al fisco.
D’altra parte, come darle torto, per così poco. In fondo, la ministra si è preoccupata subito di seguire l’esempio dei politici per percorrerne le loro tracce, piuttosto che dare conto ai cittadini della sua posizione fiscale pregressa. Dettagli, si dirà, o, forse, pretendiamo troppo.
E noi che speravamo nell’ingresso dei giovani in politica. Ci crediamo ancora, perché se ci tolgono anche la speranza è la fine. Questo, i politici buontemponi lo sanno. I sogni e le illusioni sono innocui, possiamo stare tranquilli, sicuri che non forzeranno la mano.
A ogni buon conto, oggi, probabilmente si saprà, dopo un incontro con il premier Enrico Letta, se la ministra Josefa Idem dovrà a malincuore lasciare l’incarico. Una verità, però, va detta: se oggi nel nostro parlamento e nel governo nazionale, limitiamoci a essi, si usasse lo stesso metro di moralità che molto probabilmente porterà a un ministero vacante, i palazzi della politica romana si svuoterebbero di colpo.
Non accadrà, anche su questo possiamo stare tranquilli, ognuno ritrova sempre la sua foglia di fico, meno la ministra, “colpevole”, questo sì, di non aver commesso il fatto, il mancato pagamento dell’Imu, in coincidenza con il suo status di politico. In tal caso si sarebbe salvata: l’impunità per lei non potrà avere carattere retroattivo. Anche se ancora non è detto: in politica siamo abituati a tutto, e non da ora.