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Penso alla fragilità dei rapporti umani, una fragilità che racchiude la paura di essere feriti. E così i rapporti vengono interrotti senza darsi la possibilità di chiarire, perché è meglio un rapporto interrotto che lascia forse l’illusione di un proseguo diverso che la cruda e dura realtà dell’essere stati rifiutati.
La paura di essere abbandonati, la paura di non essere compresi, la paura di non essere riconosciuti dà il via all’instaurarsi di rapporti fragili, rapporti privi di intimità psicologica. Sembra proprio che oggi la probabilità di un tradimento sia troppo alta, talmente alta che ormai non è più qualcosa di anormale, ma al contrario è qualcosa che si ha da tenere presente, perché è più normale un tradimento che un rapporto fondato sul rispetto e la fiducia.
Questo spinge le persone a non dichiararsi in maniera autentica e a costruire rapporti superficiali privi di condivisione, privi di amore per sé e per gli altri.
Cosa pensa una persona che si cela dietro a uno sguardo duro e che non si lascia mai andare a una espressione di “debolezza”?
Che cosa vuol dire essere deboli?
Spesso mi capita di sentir dire da alcuni clienti che sperano di non piangere in seduta, perché il pianto è segno di debolezza. Lasciarsi andare a un’espressione di autenticità è spesso collegato al rischio di scoprirsi, denudarsi e quindi essere più facilmente esposti a ferite. Hanno da essere forti “ormai è tempo di accettare le situazioni che la vita ci pone davanti” dicono.
Come mai sono così importanti le relazioni a tal punto che ci proteggiamo da queste?
Ci proteggiamo dalla nostra fonte di nutrimento. Ecco perché soffriamo nei tradimenti o perché bramiamo vicinanza, perché lottiamo con il profondo bisogno di avere qualcuno accanto a noi.
Il bisogno in realtà è veramente primitivo, si tratta di un bisogno che risale ai nostri primi anni di vita e il loro soddisfacimento dipende proprio dalla qualità delle relazioni che vengono instaurare fin dalla nostra nascita.
Pensate a un bambino che nel suo pianto ricerca la vicinanza della mamma, pensate a un bambino che nel monento in cui viene tenuto tra le braccia della mamma si calma, si tranquillizza, sembra proprio che nella relazione trovi la sua fonte di benessere.
Noi ci comportiamo portando avanti quello che l’Analisi Transazionale* definisce Copione di Vita, “un piano di vita che si basa su una decisione presa durante l’infanzia, rinforzata dai genitori, giustificata dagli avvenimenti successivi e che culmina in una scelta decisiva” Berne (1972). Tale scelta di vita viene presa in base al nostro “bisogno di riconoscimento”. Questo significa che tutto dipende dal nutrimento affettivo che si è ricevuto dalla propria famiglia d’origine prima e dagli scambi con l’ambiente esterno dopo.
Questo significa ancora che fin dalla nascita noi abbiamo un forte bisogno di essere riconosciuti, un bisogno di essere amati e questo viene nutrito attraverso la relazione. Nel corso della nostra crescita noi andremo a cercare la vicinanza dell’altro nella modalità che abbiamo appreso, andremo a cercare le “Carezze”, ovvero la risposta al nostro bisogno di riconoscimento da parte degli altri, per la quale se non la otteniamo ci sentiamo deprivati.
Ognuno di noi sviluppa un bisogno di essere riconosciuto e tale bisogno sarò monitorato dal proprio “quoziente di carezze” preferito, nella vita adulta quando una persona riceve una carezza che non è in sintonia con il proprio quoziente di carezze &