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E’ un Festival nel segno della normalità. Nessuno scandalo ha preparato il terreno, nelle vigilie dell’evento e la polemica non ha condito le aspettative.
Il Sanremo di Carlo Conti si apre tra le luci di un canto che, come sempre, al primo ascolto non lascia certezze sul destino delle classifiche di vendita. Sono poche le operazioni che appaiono da subito vincenti. E’ il caso di Chiara Galiazzo, la prima a salire sul palco, al suo secondo Sanremo, con la canzone “Straordinario” ed è certo che anche il destino di Annalisa Scarrone, la cantante ligure lanciata da Maria De Filippi, possa trovare un buon riscontro con il brano “Una finestra tra le stelle” scritta da Francesco Silvestre dei Modà.
Delude e non diverte il comico Alessandro Siani, prevedibile con il suo blando monologo, al punto che si intuiscono le battute che sta per pronunciare e inopportuno quando spara su un bambino sovrappeso. Sono lontani i tempi graffianti di Beppe Grillo e Roberto Benigni, che al Festival facevano “rumore” anche quando parlavano della “pummarola” di Marisa Laurito e dintorni.
La meravigliosa performance di Tiziano Ferro marca il divario tra quelli che hanno talento da vendere e da esportare e i piccoli prodotti da consumare nell’arco di uno spazio temporale e che inspiegabilmente trovano accredito tra i “campioni”, come ad esempio i pallidi Nesli e Dear Jack.
Emma Marrone e Arisa non convincono affatto in un ruolo che non compete e ritrovano lo smalto e la misura solo quando cantano “Il carrozzone”, mutuato dallo spettacolo di Renato Zero, con l’omaggio ai grandi assenti della musica e dello spettacolo che hanno dato un senso alla loro arte. Ancora più insignificante, se non per l’indiscutibile bellezza, la presenza della modella spagnola Rocío Muñoz Morales.
E’ aria di “casa” e porta un vento di nostalgia l’applauditissima partecipazione di Al Bano e Romina: un ritorno agli anni Ottanta e a quando il Festival di Sanremo univa le famiglie intorno al televisore e l’Italia si fermava. Il “presente”, invece, ha il volto degli Imagine Dragons e dei loro giovani fans.
La canzone che Grazia Di Michele ha portato sul palco dell’Ariston è una poesia sulla diversità che genera differenze di forme ma non di valore: “Io non so mai chi sono eppure sono e vivo/Più del pregiudizio che scortica cattivo”. Mauro Coruzzi, senza Platinette, quando canta non piace. Il brano rischia essere eliminato dai meccanismi del televoto e merita il Premio della Critica.
Delude Gianluca Grignani con il profetico “Sogni infranti”. La debole interpretazione di “Un attimo importante” confina Alex Britti tra gli ultimi quattro della classifica provvisoria di ieri sera. Lara Fabian propone una brutta canzone scritta da Cesare Cremonini, proiettando la cantante di fama mondiale nella mediocrità dei risultati. Avvincente e sicuro invece il rilancio di Nek che propone “Fatti avanti amore”, uno dei brani migliori della sua carriera e di questo Festival. Malika Ayane è senza dubbio, con “Adesso è qui”, la nota di classe di un Sanremo che al debutto non lascia la scia.
Giuliano Marongiu