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Claudio sta percorrendo la strada dell’antico Cammino proprio adesso e ci ha resi partecipi delle sue emozioni praticamente in tempo reale. A dispetto dei problemi di connessione internet nel paese di montagna in cui si trova (Rabanal del Camino), risponde alle nostre domande approfittando della rete wireless negli ostelli e nei bar a pranzo. Quindi, dimentichiamo per un attimo la frenesia della quotidianità e facciamoci trasportare nella magia di questo fantastico viaggio perché è arrivato il momento di camminare un po’ con Claudio, direzione: Santiago!
Ciao e benvenuto su Sardegna Live. Ci puoi parlare un po’ di te e di come nasce la scelta di fare un viaggio di questo tipo?
“Salve a tutti, mi chiamo Claudio Maio, ho 34 anni e vivo a Milazzo (Me) nella mia bellissima terra siciliana. Sin da piccolo ho sempre viaggiato, ma col tempo ho capito la differenza tra una vacanza e un viaggio. Da circa 5 anni ho iniziato a muovermi in solitaria e questo mi ha portato al forte desiderio di scoprire cosa fosse il cammino di Santiago di Compostela. Credo che nessun pellegrino sappia dare una risposta al perché si scelga di fare questo cammino, le ragioni sono tante, intime e personali ma di sicuro si va in cerca di risposte”.
Arriverai a Santiago tra una settimana circa, quali sono stati fino ad ora i momenti che non dimenticherai mai? Quali invece quelli più difficili?
“I momenti che hanno caratterizzato il mio percorso e che ritengo indimenticabili sono stati diversi. Momenti segnati da varie COINCIDENZE.
Vi spiego: il primo giorno di cammino mi sono ritrovato ad un bivio, dovevo scegliere la giusta direzione. Non avevo idea di dove andare, nell’incertezza mi sono fermato e ho aspettato. Sopra di me un gruppo di uccelli ha iniziato a canticchiare, schierandosi come ad indicarmi la giusta direzione. E’ difficile da credere, ma vi assicuro che questo cammino è davvero intriso di magia.
Nei giorni antecedenti alla mia partenza, purtroppo ci è venuto a mancare il gatto di famiglia Remì di colore nero che era parte della nostra vita. Bene, durante le varie tappe sentivo spesso miagolare e ogni volta un gatto nero veniva a strofinarsi sulle mie gambe facendo le fusa. Questo accadeva anche in posti deserti dove non c’era nessun tipo di vegetazione, né animali. In uno di questi incontri, esattamente a Granon, mi sono seduto su una panchina per accarezzare l’ennesimo gattino nero e portarmelo sulle gambe, quando inaspettatamente, ho letto il nome di mio nonno venuto a mancare da poco, sulla targhetta metallica dello schienale di quella panchina. Coincidenze di numeri e di diverso tipo che non posso raccontare qui, ma che mi hanno fatto capire la potenza di questo cammino.
I momenti più difficili, invece, sono stati quando ho iniziato ad avvertire i primi acciacchi fisici, così fastidiosi da farmi pensare di dover mollare. Fortunatamente con il tempo e la tenacia sono scomparsi del tutto”.
Hai deciso di fare il cammino da solo, perché?
“Ultimamente amo viaggiare da solo. Mi piace mettermi in gioco, sfidare me stesso e soprattutto riconoscere i miei limiti. Capire quella parte di me che in altre circostanze potrebbe rimanere nascosta. Il cammino è un viaggio soprattutto spirituale e di confronto con se stessi, quindi ho ritenuto giusto farlo da solo. Ogni giorno mi sembra di stare seduto davanti ad un grande schermo e rivedere il film della mia vita”.
Immagino che in un viaggio di questo tipo lo zaino sia un po’ come casa tua, che cosa hai lasciato per strada e cosa invece non può mancare nel tuo bagaglio?
“Si è proprio casa mia. Nei miei ultimi viaggi in solitaria on the road e soprattutto per il cammino di Santiago lo zaino è una parte del mio corpo, un compatta viaggio e a volte quasi ci parli davvero. Non porto mai grandi zaini poiché mi serve l’ indispensabile: un ricambio, un buon libro, i prodotti per l’igiene personale e i caricabatterie per il mio IPhone e la GoPro. Preferisco lavare quotidianamente gli indumenti”.
A proposito di bagaglio, sapresti descrivere quello “spirituale”, se questa avventura te ne sta regalando uno?
“Questa avventura sta certamente rendendo più ricco il mio bagaglio spirituale; ho più fiducia in me stesso, più amore verso il prossimo e verso l’ambiente e soprattutto una voglia matta di vivere”.
Ci puoi spiegare cos’è la credenziale (Compostela) se la stai utilizzando?
“La credenziale del pellegrino è un passaporto cartaceo che deve essere timbrato ad ogni tappa dell'itinerario e negli ultimi 100 km deve essere timbrato almeno due volte al giorno. Io la sto usando e l’ho ritirata il giorno della partenza del cammino francese a Saint-Jean-Pied-de-Port e serve per ricevere la Compostela a Santiago”.
A chi consiglieresti questo cammino?
Lo consiglio a tutti e soprattutto a quelle persone che cercano risposte dalla vita e da sé stessi.
Grazie Claudio per la tua disponibilità e simpatia. Ti auguriamo un buon cammino!