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La cronaca di qualche giorno fa ci ha dato conto di una notizia arrivata da Cagliari, dove un venditore di frutta e verdura è stato multato per un importo di cinque mila euro perché sprovvisto di autorizzazione al commercio e per occupazione di suolo pubblico.
Inoltre, l’uomo, 69 anni, di Maracalagonis, non avrebbe fornito alcuna indicazione sulla tracciabilità dei prodotti, che dopo il rilevamento delle infrazioni sarebbero stati devoluti in beneficienza.
Sull’accaduto, due considerazioni sorgono spontanee. La prima riguarda l’entità della multa, ma non perché si dubiti del tariffario sanzionatorio e della regolarità della sua applicazione, quanto perché si spera che la somma, cinque mila euro sono tanti, che l’ambulante dovrà pagare non uccida “un uomo morto” e cioè che non colpisca oltremisura un uomo che potrebbe non avere alternative per campare. Purtroppo, le casistiche non sono orfane di casi simili.
Dura lex, sed lex, si dirà anche per l'episodio di cui trattasi. Però, si sa che la stessa legge, tanto necessaria quanto asettica, ignora l’effetto delle sanzioni che spesso strozzano l’esistenza dei malcapitati destinatari. Parliamo, ovviamente, della misura della multa, non del fatto che chi vende non debba essere rigorosamente in regola con la normativa di settore.
Quest’ultima precisazione ci porta alla seconda considerazione, che riguarda, invece, i prodotti in vendita che come detto sarebbero stati devoluti in beneficienza, ignorando di incorrere in una violazione “figlia” di quella addebitata al fruttivendolo e cioè la mancanza della cosiddetta tracciabilità degli ortaggi.
Infatti, se non sussistono le necessarie garanzie sulla provenienza di questi ultimi, come si fa ad essere certi che non potrà venire il mal di pancia a chi ne fa consumo? Perché non si sa nulla, nel caso contestato e sanzionato, degli eventuali trattamenti, regolari oppure no, riservato agli ortaggi in questione durante la loro crescita o maturazione.
Insomma, c’è qualcosa che non va, anzi da evitare. In caso contrario, questa bella parola, tracciabilità, appunto, che oggi va molto di moda, sarebbe soltanto un modo di dire, piuttosto che una garanzia, peraltro mai assoluta, sull’affidabilità dei prodotti ortofrutticoli che non dovrebbero mai costituire un danno per la nostra salute.