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Un tempo era diverso… cent’anni fa, o giù di lì, questa stazione ferroviaria era nota e importante, fu la fortuna dei piemontesi. Essi infatti, lungo la linea Belvì-Cagliari trasportavano il legname rubato alle genti barbaricine. Loro, i Savoia, custodi dell’illuminismo, del pensiero napoleonico e del ladrocinio gratuito, giustificarono il loro operato attraverso le filosofie positivistiche. Essi potevano tutto e nell’indifferenza totale si arroccavano il diritto di vessare le genti sarde e meridionali, infatti, loro erano i custodi della tanto decantata civiltà liberale.
Oggi sbarca a Belvì, luogo ove per fortuna non sfrecciano gli intercity, l’illustrissimo Sandro Macciotta, che falsamente riscopre un ambiente tra il medievale e il rinascimentale dove “l’illuminismo e l’enciclopedismo sembrano non essere mai arrivati”; al pari dei piemontesi saccheggia queste comunità, non rubando il legname già predato, quanto semmai depredandone la reputazione con la sua maligna, quanto autorevole penna. Egli offende questa comunità, stravolgendo le verità anche scomode di un territorio purtroppo isolato e impoverito dalle istituzioni nazionali e dai modelli di sviluppo neoliberisti del XXI secolo, di cui il Signor Macciotta si fa tanto vanto. Giunge nella Barbagia, come giunsero in sud-america i conquistadores spagnoli, alla ricerca dell’eldorado e dell’esotico, ma purtroppo non scopre i “barbari” ad accoglierlo, ma trova la gentilissima ex capostazione che pur essendo stata trasferita a lavorare altrove perché la stazione è stata chiusa, gli apre la sala d’aspetto, accende il fuoco nel camino e prepara loro un caffè cerando di rifocillare i viaggiatori purtroppo colti da una pioggia incessante, di certo da noi non richiesta.
Egli pensa di essere Lawrence tanto da emularne pensieri e considerazioni, purtroppo per lui è, che lo voglia o meno il corrispondente di una testata giornalistica nemmeno tra le più lette nell’Isola. Forse, egli in qualità di giornalista, non sa che la gita sul trenino verde non è stata organizzata, né dal comune di Belvì né da nessuna Associazione o Cooperativa turistica operante in questo territorio. Quando infatti sono questi soggetti ad organizzare attività turistiche, abbiamo sempre avuto un riscontro positivo. Non si capisce bene che cosa il Macciotta si aspettasse di trovare nella stazione di Belvì: un tappetto rosso? una banda musicale? il primo cittadino che lo accoglieva con l’ombrello in mano? o forse un gruppo folk dal sapore esotico che ballava una danza propiziatrice del sole??? Certo è che quando un qualsiasi turista, giunge in gita a Cagliari o a Sassari non viene né accolto dal Sindaco, né si ritrova a divertirsi con altri intrattenimenti a lui dedicati. Egli paga il parcheggio, un museo, mangia e beve a proprie spese senza per dover per questo impegnare un intera pagina de La nuova Sardegna. Il giornalista si lamenta di aver trovato a Belvì i negozi chiusi per Pasquetta? Eppure è festa per tutti, così come è domenica per i cagliaritani, quando nell’indifferenza generale, accolgono tremila e più croceristi con la serrata delle attività commerciali. I turisti che frequentano abitualmente il nostro paese non si sono mai lamentati della nostra ospitalità, di respiro internazionale, e non crediamo, così come insinua il Macciotta, che qualcuno si sia mai permesso di ridere dietro le persiane chiuse, nel vedere dei turisti bagnati, nel tentativo di ripararsi dalla pioggia.
Una parentesi a parte, per sottolineare quanto denigrante e offensivo sia stato l’articolo del giornalista, va aperta per quanto riguarda il museo delle Scienze Naturali di Belvì. Esso nasce nel 1981 grazie ad un gruppo di volontari appassionati di flora e fauna della Sardegna, guidati da Friedrich Reichsgraf Von Hartig, studioso di fama internazionale di entomologia ed ecologia, il quale diede avvio alla raccolta di reperti, e Ida Comaschi Caria allora docente di paleontologia nella facoltà di Scienze naturali di Cagliari. Esso è ancora vivo e attivo grazie all’”Associazione Amici del Museo” che lo gestisce e ne garantisce la fruizione pur senza nessun tipo di contributo statale o regionale. La collezione semmai di stampo ottocentesco, e non rinascimentale, seppur con le sue carenze, è tra le più rinomate in Sardegna, ma forse il Signor Macciotta questo non lo sa. I suoi volontari, come il Dott. Michele Marotto, non custode, ma tecnico museale, ha adempiuto ad un