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Ricordate il famoso film del 1997? La bellissima Demi Moore interpretava un personaggio femminile dalla forte determinazione che, pur di stare nei ranghi dell'esercito anche in operazioni ritenute prettamente maschili, affrontava prove al limite della sopportazione anche per i colleghi maschi. La storia dell'ufficiale Jordan O'Neil è a lieto fine, con tanto di decorazione finale per il salvataggio del suo superiore.
La realtà però, purtroppo non sempre si presenta come nel film. E' di questi giorni infatti la notizia che arriva dall'altra parte del mondo, per la quale si rileverebbe un aumento del 50% degli abusi sessuali da parte di soldati maschietti sulle loro stesse colleghe. Alcuni opinionisti sono dell'idea che tale aumento si giustifica con la maggiore possibilità delle donne soldato di ottenere giustizia contro quel fenomeno chiamato “nonnismo”, molto più forte in passato.
Cosi che l'aumento registrato sarebbe solo l'emersione di un fenomeno già tristemente presente. Altri sostengono l'ipotesi che lo stesso aumento delle donne nelle fila dei portatori di divisa, determini anche un proporzionale aumento delle tentazioni di prevalenza sessuale maschile. Speriamo soltanto che non si sottovaluti il problema, come quando si resta sordi a l'allarme dato da un dolore, sperando che passi da solo.
Le violenze sessuali non sono un fenomeno nuovo per la storia. Partendo dal ratto delle sabine, con dubbi fini circoscritti esclusivamente alla proliferazione, si registrano i meno leggendari e nobili stupri perpetrati dai soldati marocchini, durante la seconda guerra mondiale, ai danni di donne e addirittura uomini, soprattutto nel Senese. In quell'occasione questa soldataglia, schierata nei ranghi degli alleati, fece di un sol boccone i prelibati bocconcini che capitavano loro a tiro nelle varie scorribande. Anche alcuni partigiani più accecati dall'odio non si fecero pregare per piegarsi ai livelli degli avversari, approfittando volentieri delle donne di Salò, o ritenute tali per comodità.
Proprio nell'anno in cui si giravano le scene del film della Moore, il tribunale internazionale per l'ex Jugoslavia giudicava Tadic. Un criminale internazionale serbo che tentava nella sua immane crudeltà, di discolparsi dalle sue odiose responsabilità di stupratore incallito, sostenendo la tesi per cui la corte non era competente a giudicarlo. Un freddo cavillo definitivamente risolto poi, grazie al trattato internazionale di Roma che l'anno successivo istituì la corte penale internazionale. Questo personaggio qualificabile anche come bestia, con le quali mi scuso per il doloroso paragone, ha a carico della sua remota coscienza centinaia di stupri e di violenze ai danni di altrettante donne di etnia albanese abitanti del Kosovo.
L'intento del feroce animale nasceva dall'impulso dello stato di appartenenza a voler perseguire una pulizia etnica. La quale, secondo la corte, fu ritenuta riconducibile ad una responsabilità internazionale dello stato serbo, riducendo a soli venti anni la condanna dello stupratore specializzato. Cosi che attualmente questo signore è libero di piantare patate nel suo orto di casa.
Sempre il 1997 è stato caratterizzato da un'altra arena di violenze: quella del Congo. L'esercito ugandese dopo aver aiutato Cabila a cacciare il despota Mobutu, si sarebbe auto-proclamato padrone di potersi approfittare delle inermi donzelle congolesi, con centinaia di stupri che parrebbero ormai un corollario di parecchie operazioni di guerra.
Qualche giorno or sono il ministro Mauro ha lanciato la proposta di concedere la cittadinanza italiana a gli stranieri che volontariamente si offrissero di svolgere il servizio militare. Parrebbe in apparenza un metodo di integrazione oltre che un risparmio in termini di buste paga. Ma visto dall'altra faccia della medaglia, senza voler accogliere tesi “Saviniane” o “Bossiane”, la propensione per alcune etnie di aspiranti soldato a non domandare alla propria collega il permesso di potersi approfittare di lei, potrebbe avere quale conseguenza l'innalzamento degli abusi sessuali, anche nelle fila del nostro esercito.