Ci sono porte che si chiudono per non aprirsi più.

E’ trascorso un anno da quando il silenzio è entrato nelle case di tutti, fermando il rumore.

All’inizio l’attesa vestiva di preghiera la speranza.

Poco dopo la speranza si è spenta, continuando ad essere preghiera.

Non c’eri più.

Tutti abbiamo perso qualcosa.

Ci si sente migliori, come comunità, se ci sono persone che come te, danno lustro all’orgoglio e onorano il senso del rispetto.

La voce, con il tempo, si appanna nel ricordo, mentre il tuo sorriso bianco resta.

Resta, come resta quel modo gentile di soffiare sulla vita degli altri.

Hai lasciato figli che sapranno cosa significa indossare un cognome con dignità.

Hai lasciato una donna che li proteggerà, come proteggerà l’amore che vi ha visto felici.

L’amore…

Nel dolore generale tu hai saputo muovere amore, grazie alla forza del tuo dare.

I tuoi occhi continuano a guardare e assorbono il futuro di qualcuno, indicano la via.

Il tuo cuore continua a camminare, il suo battito scandisce i ritmi di una nuova speranza.

Grazie a te, nuovi mattini si svegliano per altri padri e per altri figli.

Grazie a te, nelle case spente e senza colore, il sole è tornato a brillare.

Questo è il valore di una DONAZIONE.

Credere che una luce sia ancora possibile.

Scegliere tra il buio e il sorriso, per dare un senso alla morte che non toglie del tutto.

C’è malinconia nei pensieri di chi ti ha voluto bene, ma c’è anche consapevolezza che non sei passato invano.

Anche andando via, si può continuare a restare.

Ci sono porte che si chiudono per non aprirsi più.

Ma la vita, se fiorisce altrove, continua ad essere bella, continua ad essere “tu”.

 

Recita una bella sestina di Lorenzo Ilieschi:

"Quando la brina scende sui nostri capelli
chi è abituato a correre a cavallo

deve dire addio alle puledre.


Ma il cuore non è come un attrezzo
che si appende per sempre ad un chiodo
quando il padrone è diventato vecchio".

 

Capita anche all'uomo - come al cavallo - che il tempo lo ammorbidisca.

Come fa la rugiada con il fieno.

Grazie di tutto, Tiziano.


Giuliano Marongiu