Oggi è il 25 aprile, giorno in cui nel 1945 fu proclamata l’insurrezione generale contro nazifascismo da parte del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia.

Fu la fine della dittatura. Che segnò l’inizio di quel processo storico-politico-culturale che ci ha consegnato gradualmente, pagando, purtroppo, ancora prezzi altissimi, tutto quanto noi italiani oggi chiamiamo con una sola parola: Libertà.

Essere liberi è il bene più prezioso della democrazia. Siamo passati dalle libertà impossibili, soffocate e distrutte dalla dittatura, a quelle che ora ci consentono di essere rispettati e titolari dei diritti fondamentali dell’individuo come persona e come membro della società in cui egli stesso vive.

 La nostra, oggi, è una vita fortunata. Talmente fortunata, a tal punto che il nostro pensiero, in tutti i giorni dell’anno, va e deve essere rivolto a chi ha vissuto più che per la sua libertà, per quella dei propri figli e delle generazioni successive.

Questa dovuta riconoscenza è il collante che ci darà sempre la forza necessaria per respingere qualsiasi attacco ai diritti così faticosamente conquistati, perché, come gli stessi focolai di violenza sparsi per il mondo dimostrano, la malvagità umana non è qualcosa che si legge solo sui libri di storia.

L’altro pensiero lo rivolgiamo a noi stessi. C’è ancora da fare sul tema dell’uguaglianza, della giustizia e di tanti diritti ancora non a tutti riconosciuti. Per affrontarlo, siamo più fortunati dei nostri padri e dei nostri nonni, che per noi hanno respinto, anche dando la propria vita, tutti gli egoismi che ancora non hanno finito di caratterizzare i tratti dell’Uomo di oggi.