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La sua esibizione era la più attesa della prima serata. Achille Lauro è salito sul palco di Sanremo e, come di consueto, ha fatto discutere e indignato molti con uno show tutto suo.
Pantaloni di pelle nera, torso nudo tatuato, piedi scalzi. Entra in scena così e mentre interpreta il brano Domenica, in ginocchio al centro del palco, afferra una conchiglia e si autobattezza. Ennesimo ammiccamento alla religione dell'artista romano, che già in passato aveva interpretato San Francesco al Teatro Ariston.
Piovono critiche da ambiti ecclesiastici. L’arcivescovo di Sanremo, monsignor Antonio Suetta, ha mandato alle agenzie un comunicato al vetriolo: "Una triste apertura del Festival ha purtroppo confermato la brutta piega, che, ormai da tempo, ha preso questo evento canoro e, in generale, il mondo dello spettacolo, servizio pubblico compreso - si legge -, la penosa esibizione del primo cantante ancora una volta ha deriso e profanato i segni sacri della fede cattolica evocando il gesto del Battesimo in un contesto insulso e dissacrante".
"Il brano presentato - scrive ancora il vescovo sanremese -, già nel titolo – Domenica – e nel contesto di un coro gospel, alludeva al giorno del Signore, celebrato dai cristiani come giorno della fede e della risurrezione, collocandolo in un ambiente di parole, di atteggiamento e di gesti, non soltanto offensivi per la religione, ma prima ancora per la dignità dell’uomo". Suetta scrive anche che era "indeciso se intervenire o meno, dapprima ho pensato che fosse conveniente non dare ulteriore evidenza a tanto indecoroso scempio, ma poi ho ritenuto che sia più necessario dare voce a tante persone credenti, umili e buone, offese nei valori più cari per protestare contro attacchi continui e ignobili alla fede; ho ritenuto doveroso denunciare ancora una volta come il servizio pubblico non possa e non debba permette situazioni del genere, sperando ancora che, a livello istituzionale, qualcuno intervenga; ho ritenuto affermare con chiarezza che non ci si può dichiarare cattolici credenti e poi avvallare ed organizzare simili esibizioni". Quello di Achille Lauro, conclude, è "un raglio d’asino che non sale al cielo".
Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ne approfitta per offrire una piccola catechesi sul più importante dei sacramenti cristiani rilanciando una citazione di San Gregorio Nazianzeno via Twitter: "II Battesimo è il più bello e magnifico dei doni di Dio. Lo chiamiamo dono, grazia, unzione, illuminazione, veste d'immortalità, lavacro di rigenerazione, sigillo, e tutto ciò che vi è di più prezioso. Dono, poiché è dato a coloro che non portano nulla. Grazia, perché viene elargito anche ai colpevoli. Battesimo, perché il peccato viene seppellito nell'acqua. Unzione, perché è sacro e regale (tali sono coloro che vengono unti). Illuminazione, perché è luce sfolgorante. Veste, perché copre la nostra vergogna lavacro, perché ci lava. Sigillo, perché ci custodisce ed è il segno della signoria di Dio".