Alberto Franceschini, il co-fondatore delle Brigate Rosse insieme a Renato Curcio e Mara Cagol, è morto all'età di 78 anni. La notizia della sua morte, avvenuta l'11 aprile, è stata diffusa solo nella serata di oggi. Originario di Reggio Emilia, Franceschini proveniva da una famiglia legata alla tradizione comunista, un'origine che ha influenzato la sua militanza.

Franceschini ha sempre considerato il suo coinvolgimento nelle Brigate Rosse come un proseguimento della lotta partigiana, un filo rosso che lo ha guidato lungo il suo percorso. Condannato definitivamente per vari atti terroristici, tra cui l'omicidio di due esponenti del Msi a Padova nel 1974 e il sequestro del giudice Mario Sossi a Genova nello stesso anno, Franceschini ha trascorso oltre sessant'anni dietro le sbarre. Inizialmente attivo politicamente nella Fgci, si è poi unito alla lotta armata fondando le Brigate Rosse insieme a Curcio.

Dopo essere stato arrestato nel 1974, è stato uno dei brigatisti più attivi nelle carceri speciali. Dopo anni di militanza, nel 1982 Franceschini si è dissociato dalla violenza politica esprimendo pentimento, pur non rinnegando il suo passato. Concessi i permessi premio nel 1987, ha lasciato definitivamente il carcere nel 1992. Successivamente ha lavorato presso l'Arci Ora d'Aria. Nel 2024 è stato coinvolto in un caso politico legato alla commemorazione di Alexei Navalny insieme ad altre persone, suscitando nuove polemiche.